“Si, Eulalia. La polvere. Come una volta. Certo.”
“E il paltano? Quello argilloso, dei Colli Euganei? Rosso come l’inferno e viscido più di una saponetta dentro i tasselli degli pneumatici artigliati, mica te lo sarai scordato?
“Ah, Eulalia. Eulalia…”
“Vabbè, dai. Mica ricominceremo ancora con queste nostalgie, proprio adesso che siamo giunte in capo a questo fiordo, quassù nella lontana Islanda?”
“Ma te le vedi, Eulalia, le motorette d’oggi sporcarsi i raggi, macinare chilometri allo sfinimento e beccarsi tanta pioggia come quella che abbiamo addosso? A quelle sbarbine, basta arrivare davanti a un bar, imbellettarsi un po’, allargare la ghiera del fanale in uno smile, e farsi quel benedetto cavolo di selfie.”
“Soprattutto pubblicarlo - all’istante- su Motogram o Motobook, altrimenti a che serve, esistere?”
“Ah, beh. E i motorini, allora? Tutti depilati, oooopsss… - elaborati - con quella voce da garruli eunuchi, una botta di decalcomanie sul serbatoio, i parafanghi, il parabrezza, dappertutto che… come si chiama, quel modello belga, dal motore ibrido… Naingolan, forse? Che fa due chilometri e dopo ‘sta fermo un mese? Ah, Eulalia mia, non ci sono più i motori di una volta”.
“Già. Manco le mezze cilindrate, Giovanna cara. Ma te la ricordi, la Morini Tre-e-mezzo?”
“Sta zitta, va. Che ancora non l’ho digerita, quella. La odio. Te lo devo raccontare ancora, come mi ha portato via il centauro? Era così bello... prestante… ah, motore, motore, mio… ancora mi manca da morire, sai?”
“E' il minimo. Il minimo, Giovanna. Datti una regolata. Ancora ci soffri? Sei proprio fuori giri! Che quella marmittona della Tre-e-mezzo se la faceva con chiunque, lo sai, no? E tutti che gli girava la testa, ogni volta che la vedevano passare. Che biella… ma quanto biella… Morini, amorino mio… e tutti a sgocciolarle dietro”.
“Beh, biella era biella davvero… e pure sexy conturbante, con quella posa sempre a V, divaricata al vento.”
“Mondo pistone, Giovanna. Mondo pistone!”
”Vabbè, Eulalia. Parliamo d’oggi. Dell’attualità. Di questi quattro tempi moderni”
“Ho conosciuto un nuovo centauro, l’altro giorno. Si è fatto trasportare fino a Reykjavík”
“Audace e spericolato come Gaston Rahier, Eulalia mia? Quel pilota che sulla nostra sella gli abbiamo fatto vincere due volte la Parigi-Dakar, negli anni ‘80?”
“No, Giovanna, no. Uno più tranquillo. Un uomo posato. Fa lo scrittore, adesso. Prende con calma cose, fatti e persone. Pensa che è pure un ex-magistrato. In un suo recente romanzo, intitolato “Il bordo vertiginoso delle cose…”
“Vertiginoso, Eulalia? Che parola pauroserrima! Ma te lo ricordi, quel tornante sullo Stelvio, che stavi per tirare dritta fuori strada… che burrone! Mica per sterzo! Mamma mia, che sbandata avevi preso!”
“Il bordo vertiginoso delle cose, si. Parla anche di motociclette, come noi. Si sente che è uno che ne sa. Di una Benelli 125, parla…”
“Ah, e adesso, cosa sta scrivendo, il tuo fascinoso centauro?”
“Beh, il libro più recente mi pare sia un dialogo a due voci, tra lui e un insegnante alle scuole superiori, dottore in filosofia. Si intitola “Con i piedi nel fango”.
“Nel fango? Come noi!”
“Si, come noi, Giovanna. Come me e te. “Con i piedi nel fango. Conversazioni su politica e verità”, s’intitola.“
“E che ci hai trovato, di bello?”
“Ah… tante cose, Giovanna, vecchiona mia. Tanta roba, davvero. Ad esempio, dati statistici alla mano, sostiene che il mondo di oggi è migliore di quello del passato. Cita a proposito un famoso storico israeliano, Harari. Tu pensa, ad esempio, che oggi muoiono 24.000 persone al giorno per fame o cause ad essa correlate; vent’anni fa, mentre noi spadroneggiavamo nei deserti sahariani vincendo i rallies motociclistici, erano 41.000, i morti per fame al giorno, nel mondo.”
”Ventiquattromila morti per fame al giorno nel mondo ogni giorno… è un dato sconvolgente, ma impressionante, in senso positivo, è anche il decremento…”
”Senti poi questa, Giò: “Un politico pensa alle prossime elezioni, uno statista alle prossime generazioni”, così scrive.”
”Ma questa frase non era di De Gasperi, lo statista trentino; oh, ma che belle strade e sterrati abbiamo percorso nell’incantevole Alto Adige?“
”Infatti. Ascolta adesso la seconda parte, meno famosa: un politico pensa al successo del suo partito, lo statista a quello del suo paese.”
”Beh, oggi in realtà il politico medio non pensa nemmeno alle prossime elezioni: pensa al prossimo sondaggio o alla prima risposta da dare su Facebook o Twitter.”
”Bleaahh, Giovanna! E dire che a me e te, manco Motogram o Motobook fanno un baffo, se non s’era capito…”
”Baffo, Eulalia? Dici che sia già tempo di ripassare dall’estetist… ooops: meccanico per il tagliando?”
”Aspetta, Giovanna. Tempo al tempo. Due tempi ai due tempi. Quattro tempi (come noi) ai quattro tempi. Niente anticipo.”
”Vabbè, Eulalia, se adesso però ti rimetti a parlare in motorese, anche qui, davanti all’oceano… sai che non lo sopporto più. Mi fai svalvolare, così, di brutto!”
”Calmetta, Giovanna. Calmetta. Noi due, vecchiette a modo, non possiamo permetterci il lusso di perdere il controllo. Il giusto grip. A queste generazioni di motorette che stanno crescendo, chi ci pensa? Chi indicherà loro la giusta direzione? Niente scoppi d’ira, quindi.”
“S’è fatto tardi. Rimettiamoci in strada, che è ancora lunga, per ritornare a casa.”
”A casa? Intendi Monaco di Baviera? In Germania, dove siamo state partorite?”
”Secondo te, Eulalia, uno può sentirsi a casa solo dove è stato messo al mondo? Dove è semplicemente cominciata, la sua corsa?”
”Non lo so, Giovanna. A me sembra che - tanto più negli ultimi tempi - la gente per strada ci guardi strano… ci consideri vecchie, o che ne so… “fuori”… roba “diversa”, insomma.”
”Eulalia cara, lo sai: te l’ho detto più volte, te lo ripeto sempre: nessuno è straniero, quando ne conosci la storia. Nero, giallo, bianco o rosa. Bello o brutto, giovine o vecchietto, alto o basso. Nessuno è straniero, inutile, diverso, quando ne conosci la storia. E noi due, di storia, ne abbiamo da vendere.”
“Parli come una statista, Giò!”
“Sta’ zitta, che mi monto la testa.”
“Beh… statiste forse ancora no, ma delle gran… stradiste, questo sì!”
”Brum, Eulalietta bella!”
“Brum-Bruuum, Giò!”
”Andiamo?”
”Partenza, Giò!”
- una terra promessa –