No?
Prova a controllare in qualsiasi gioielleria o – se ti fa più comodo – cerca in qualche sito tipo Amazon o eBay.
Adesso, subito, nel medesimo display dove stai leggendo questo post.
Visto?
Il motivo, te lo spiega la Gestalt (che significa “psicologia della forma”). E' la posizione delle braccia aperte. E' l'espressione del sorriso.
Vuoi mai che, per invitarti all'acquisto del prodotto, l'immagine vada a solleticare gli angoli bui e tristi del tuo inconscio ove abitano le paure, le chiusure, la diffidenza sospettosa?
No, queste strategie lasciale ai politici del Quaquaraquà. Tipo quelli attualmente in auge.
Non mi metto a descrivere, adesso, le ragioni per cui fin dai primi anni del 1900, negli Stati Uniti, la psicologia è stata largamente utilizzata nel marketing.
Tutto sommato, le regole-base rimangono sempre le stesse: capire e soddisfare bisogni e desideri del proprio target; far leva sulle emozioni utilizzando storie e immagini che parlino al cuore e alla pancia; mostrare che altri hanno già acquistato quel prodotto o stanno già facendo quella cosa; dichiarare che ne rimane una disponibilità limitata o che la possibilità di ottenerlo a condizioni vantaggiose è solo per un determinato periodo di tempo, ecc...
No, non è questo che mi interessa, stasera.
Mi piace piuttosto pensare al fatto che la direzione verso la felicità è quella dell'apertura, non della chiusura. Si, come la storia delle lancette dell'orologio. Anzi, di più.
René Arpad Spitz. Austriaco naturalizzato statunitense. Si occupa dapprima di bambini ospedalizzati. Poi arriva a descrivere quelli che conosciamo come i “tre organizzatori” dell'Io: la comparsa del sorriso attorno al secondo mese di vita del neonato, la reazione di angoscia di fronte al volto di un estraneo all'ottavo, la comparsa del “NO” sistematico attorno ai due anni.
Cosa organizzano, di bello, questi comportamenti?
La struttura della personalità, hai detto niente!
La comparsa del sorriso (attorno ai due-tre mesi) segna il passaggio dalla sola necessità di soddisfazione dei bisogni istintuali alla percezione che “fuori” esiste un mondo: il principio di realtà inizia a funzionare.
La reazione di angoscia di fronte a un viso che non sia quello della madre o di una figura nota, attorno all'ottavo mese, segnala una prima capacità di riconoscimento e di discriminazione tra figure “sicure” e quelle che non lo sono (tutti gli altri).
Il “NO” eretto a sistema (due anni, circa) si basa su alcuni riflessi innati, tipo quello cefalogiro (il bambino si dirige o allontana verso il capezzolo del seno o il biberon a seconda della propria fame o sazietà). Nello stesso tempo il “no” costituisce la prima acquisizione concettuale puramente astratta del bambino: gli consentirà l’accesso al mondo simbolico, come le parole che progressivamente va conoscendo e acquisendo.
Certo, chiunque sia diventato genitore per aver messo al mondo dei figli propri, o adottando un bimbo destinato all'insignificanza, che è la stessa cosa, sa bene quanta pazienza occorra al mestiere.
Quanto più efficaci risultino i sorrisi (“rinforzi positivi”, li chiamano i comportamentisti) rispetto alle sberle e alle “messe in castigo”.
Come sia arduo, talvolta, affrontare, gestire, rassicurare ed educare questi benedetti “NO” che i bimbi producono, per partito preso...
Penso a come, in fondo, tutti noi veniamo al mondo grazie a una scintilla.
D'amore, di passione, d'incoscienza o tutte queste cose miste assieme, che scattano - chissà come e perché - tra un uomo e una donna.
Una sfida all'estinzione della specie. Alla sterilità.
Alla morte, per dirla tutta.
Nasciamo programmati all'apertura, alla propulsione, all'espansione.
Al sorriso, alle braccia aperte.
Poi dobbiamo attraversare le crisi (“crisi” = “passaggio”) della crescita. Che significa sopravvivere a qualche frustrazione. Utilizzarla come materiale di costruzione. Imparare dalle difficoltà. Sfuttarle per affinare intelligenza, intuito, sensibilità. Cuore e sentimenti, magari.
Invece qualcuno non ce la fa, e si lascia ghermire dalle paure, dall'ansia, dal panico sociale.
Dallo spavento di fronte alle diversità.
Come dici?
Che ci sono mestieranti specializzati in questo senso, e pure prendono voti alle elezioni, in tempi di crisi economica e sociale?
Beh, non è una novità. Pensa che Hitler, nel 1943, è andato al potere con il 43% dei consensi.
Sfruttando esattamente – Goebbels docet – questi meccanismi.
Qualcuno si accontenta di questo. Gli basta così.
Tu, invece, hai capito perché a me piace, la pubblicità dell'orologio?
https://www.youtube.com/watch?v=MamyDyLlAeY