ACQUA SANTA
Il padre, l'ha perso che aveva tre anni.
Della mamma, è rimasto orfano quattordici mesi dopo. Si, ci sono storie che partono segnate, fin da subito. FEDERICO SECONDO Costanza di Altavilla. Il nome della mamma. L' aspettativa di vita, agli inizi del XIII secolo, non era granché, lo sappiamo. Costanza, di Aragona. La moglie. Spostata all'etá di quindici anni. Lui, non lei. Si, perché era già vedova di Emerico, re di Ungheria. Al quale aveva già dato un figlio, partorito a sedici anni. Un anno dopo le nozze. Venticinque ne aveva, il giorno del suo secondo matrimonio. Per ragioni politiche Federico di Svevia, nato a Jesi, fu proclamato maggiorenne a dodici anni. Da un papa, addirittura. Innocenzo III, che era stato scelto dal padre, Enrico VI, come precettore. l'infanzia e l'adolescenza le passó a Palermo, allora capitale del regno normanno; in quegli anni una città fortemente caratterizzata dalla coesistenza di religioni e culture assai eterogenee. Altamente contaminata dagli influssi arabi. Tutto ció fu determinante nella costruzione della personalità del Nostro. La poliedricità degli interessi filosofici e scientifici, la mentalità aperta, la tolleranza cui in seguito improntó tutte le sue scelte, certamente derivano da questa esperienza formativa. Come sovrano, viene unanimemente riconosciuto un grande. Un esempio su tutti, la promulgazione nel 1231 delle cosiddette "Costituzioni di Melfi". Redatte all'interno del sontuoso castello in cima alla città. Tra i suoi, il preferito. Vengono considerate tra le più grandi opere della storia del diritto per l'importanza nel recupero delle antiche leggi normanne, di cui si sono conservati pochissimi documenti. Nelle Costituzioni di Melfi si limitano i privilegi delle locali famiglie nobiliari e dei prelati, facendo tornare il potere nelle mani dell'imperatore. Rivoluzionario, per l'epoca, il rendere partecipi anche le donne nella successione dei feudi. Papa Onorio III in quegli anni esecitava insistentemente pressione su Federico perché come imperatore del Sacro Romano Impero intraprendesse una crociata. Pare tuttavia che Federico non ne avesse alcuna reale intenzione. Fu così che stipulò col papa un trattato (Dieta di San Germano, nel luglio 1225) con il quale si impegnava a organizzare la crociata entro l'estate del 1227, pena la scomunica. In realtà ciò cui Federico tendeva era l'unione fra Regno di Sicilia e Impero, nonché l'estensione del potere imperiale all'Italia. In questo senso, lo si può considerare un precursore dell' unità d'Italia e dell'Europa. Una bella lezione, la sua. Si dice di Federico II di Svevia parlasse sei lingue. Poliedrico negli interessi: scientifici, letterari, naturalistici. Con le donne, non che fosse un campione granché diverso dalla pessima media degli uomini del tempo. Una caterva fra mogli, amanti, figlie, nuore. Tutte accomunate a oggetto del piacere e del potere del Nostro, fra sesso e figli: salvo poi a idealizzarle e ad angelicarle nella poesia cortese. In Sicilia procedette all'occupazione di cinque vescovadi con sede vacante, alla confisca dei beni ecclesiali e alla cacciata dei legati pontifici che si erano colà recati per la nomina dei vescovi, pretendendo di provvedere direttamente alle nomine. Si capisce quindi come papa Onorio III fosse molto adirato con Federico. Sia perché non aveva adempiuto ai patti di tenere separati Impero e Regno di Sicilia, sia perché non rispettava la libertà del clero nei suoi territori intromettendosi sistematicamente nell'elezione dei vescovi. Non da ultimo, perché non si decideva a partire per la crociata: durante quella precedente del 1217-1221, Federico aveva dimostrato di avere molto a cuore la pace con il Sultano d'Egitto al-Malik al-Kamil, i cui territori erano vicini alla Sicilia e con il quale manteneva buoni rapporti, con frequenti contatti diplomatici. Tra luci e ombre, la sua politica mi piace. E' quella di un saggio stratega. Pionieristicamente per l'epoca - siamo in pieno medioevo - installa la distinzione dei piani di giudizio, l'autonomia della ragione dalla fede, la separazione dei poteri della chiesa da quelli dello stato. BARI Non riuscivo a capire, all'arrivo nel capoluogo pugliese e visitando la cripta della basilica di San Nicola, cosa ci facessero quelle donne velate raccolte lí in preghiera, nel tipico abbigliamento dell'est Europa. Fuori, sulla piazza antistante, avevo appena incrociato un manipolo di preti. Quelli con i barboni lunghi, le talari nere e il copricapo, quegli enormi crocifissi a collana sul petto. Ortodossi. Vige un antico detto, qui a Bari: "San Nicola ama i forestieri". Riflette bene l'accoglienza che qui ricevi, come ospite. Un bel clima; sa di leggerezza, mai tragico. Un po' come le persone, i baresi: ironici, sbrigativi, sagaci. Pronti alla battuta e facili alla conciliazione. "Contaminati" anche fisicamente dai tanti invasori e mercanti con cui sono entrati in relazione: Greci, Saraceni, Normanni, Nordafricani, Veneziani, Spagnoli, Francesi. STUPOR MUNDI Il 5 giugno 1224, all'età di trent'anni, Federico II istituisce con editto formale, a Napoli, la prima università - statale e laica - della storia d'Occidente. L'ateneo di Bologna, nato come aggregazione privata di studenti e docenti era invece finito sotto il controllo papale. L'università, polarizzata intorno allo studio del diritto e della retorica, contribuì all'affermazione di Napoli quale capitale della scienza giuridica. Napoli non era ancora la capitale del Regno, ma Federico la scelse per la sua posizione strategica e il suo già forte ruolo di polo culturale e intellettuale di quei tempi. Si, ci sono storie che nascono segnate, fin dall'inizio. Segno può equivalere a: "sentenza di condanna". Segno può significare "traccia". Alcune leggende immaginano un incontro - mai storicamente avvenuto - tra Federico II di Svevia, re di Sicilia, di Germania, di Gerusalemme, d'Italia e imperatore del Sacro Romano Impero, con un altro suo contemporaneo, di dodici anni più grande. Accomunati nello stesso spirito innovatore e di pari importanza sul piano della riforma civile e religiosa: Giovanni figlio di Bernardone, nato in Assisi, detto Francesco. Frate. Ho avuto modo di visitare per qualche giorno le città, le terre e i palazzi che Federico Secondo ha costruito e abitato. Ho seguito la traccia dei fiumi e dei secoli che ha attraversato. Una traccia lungo la quale lo sguardo si tramuta in memoria. Una traccia che giunge fino alla mia mano, giusto ora, mentre sto scrivendo. E alla tua pagina o display, sul quale stai leggendo. Chissà, forse è solo un caso si debba a Stephen King, lo scrittore americano che ha venduto milioni di libri in tutto il mondo e che subì, rispetto al padre, un trauma simile a quello avuto in sorte da Federico II, una frase come questa: “Nel paese della memoria, il tempo è sempre ora” . (Stephen King, la canzone di Susannah) |