Si, perché all'interno del vasto recinto ricomposto delle mura, come nel guscio di un frutto gigantesco, in questa luminosa sera d'estate ci si sente accolti, protetti, separati dal resto.
Il castello di Villafranca di Verona. Bob Dylan, i Coldplay al loro primo concerto italiano, i Deep Purple, su questo palco si sono esibiti. Qui William Shakespeare ambientò alcune scene del dramma di Romeo e Giulietta.
Stasera tocca al cantautore della mia adolescenza.
Cos'è una convinzione?
Ho provato in questi giorni a chiederlo a delle persone, a qualche amico,
“E' un'idea”
“Un pensiero”
“Una cosa che hai in mente, cui dai valore di verità”.
Nutriamo convinzioni su noi stessi. Sulle nostre competenze, abilità.
Sugli altri, sul senso della vita.
Vuoi un esempio?
“Quell'insegnante non mi guarda, significa che mi odia”.
Cosa provo e cosa farò seguire, a questo mio convincimento? Probabilmente nutrirò risentimento, frustrazione. Forse tristezza, magari timore. Emozioni importanti.
Questi pensieri carichi di emozioni attiveranno in me dei comportamenti. Di evitamento, di attenzione selettiva. Noterò in quell'insegnante tutti gli sguardi che rivolge agli altri, ma non a me. Considererò un puro caso quando mi sento visto. O, addirittura, inconsapevolmente nemmeno me ne accorgerò. Finirò quindi per rinforzare sempre più, auto-alimentandola, la convinzione che egli mi odi davvero, visceralmente.
“Quando vivo qualcosa di bello, inevitabilmente poi mi capita qualcosa di brutto”.
Esempio: vado in ferie, mi sto divertendo e rilassando, ma un giorno mi si buca la gomma dello scooter. “Ecco, lo vedi? Questa è la dimostrazione!”.
E così via: “Gli uomini sono tutti mascalzoni!”.
“E le donne?”.
“Quello ce l'ha con me”.
Riassumendo: idea o pensiero.
Emozione che lo accompagna.
Azione o comportamento che ne consegue e va a confermare il pensiero di partenza.
Risultato: idea rinforzata = convinzione.
Ciò risponde a un bisogno fondamentale, forse fra tutti il più ancestrale: quello di sicurezza.
Meglio una spiegazione qualsiasi, che il vuoto dell'incertezza.
Le persone hanno bisogno di credere di avere il controllo della propria vita. Chi di noi non si sente più sicuro quando si trova alla guida dell’automobile e meno sicuro quando è al posto del passeggero?
"Hai visto che il Covid non esiste? I no vax, altrimenti, dovrebbero essere tutti morti"; oppure "Le cinture di sicurezza in auto? Fino agli anni Ottanta non erano obbligatorie, eppure siamo sopravvissuti!".
Fatti veri, che conducono tuttavia a conclusioni sbagliate. Esempi di ragionamenti condizionati da convinzioni errate. Nello specifico, il cosiddetto pregiudizio di sopravvivenza (survivorship bias).
C'è una storia che ci aiuta a capirlo.
Durante la Seconda guerra mondiale l'aviazione americana decise di analizzare i danni riportati dagli aerei che rientravano alle basi dalle missioni, per valutare se fosse necessario rinforzarli e, nel caso, in quali punti. Emerse in modo evidente che le parti più danneggiate dal fuoco nemico si concentravano sulle estremità alari, sulla parte centrale della fusoliera e sui piani di coda. I militari arrivarono alla conclusione che gli aerei avrebbero avuto bisogno di essere rinforzati proprio in quei punti. Sbagliato! Perché?
Abraham Wald, un ricercatore dello Statistical Research Group della Columbia University, dopo avere esaminato la distribuzione delle parti danneggiate suggerì, al contrario, di rinforzare con armature e protezioni le parti che si presentavano integre o con danno minore. Perché mai?
Perché gli aeroplani che erano stati crivellati di colpi in quei punti, erano pur sempre rientrati alla base. Perciò a dover essere rinforzate erano le parti che si presentavano integre in quegli aerei, ma che presumibilmente erano state colpite (con conseguenze fatali) negli aerei che erano stati abbattuti.
Wald tenne conto cioè di quello che, successivamente, sarebbe stato definito il "pregiudizio di sopravvivenza": si tratta dell'errore che si commette quando, per giudicare una certa situazione, si prendono in considerazione solo i dati relativi agli elementi che sono "sopravvissuti" a un processo di selezione, trascurando (perché, ovviamente, non disponibili) i dati relativi a coloro che non lo hanno superato. Ragionando in base a queste erronee convinzioni, si rischia di giungere a una conclusione non veritiera e di prendere conseguentemente decisioni inadeguate, talvolta catastrofiche. Tipo i no vax, insomma.
Gli studi di Wald costituirono le basi per la matematica applicata, in particolare per quella disciplina oggi nota come teoria delle decisioni.
Ma l'illusione di sicurezza, di controllo, resta al primo posto.
Forse è per questo che nel medioevo si costruivano i castelli, le mura fortificate.
Devo dire che su questo palco, stasera, vanno sfornando davvero dell'ottimo rock'n roll. Quel batterista selvaggio e metronomico, che affonda 'sti colpi sul rullante, mostra un'energia e una passione, quasi un'estasi preorgasmica, ogni volta che percuote: irrisolta, ed incombente.
Formidabili, i due chitarristi giovani: manco sembrano maneggino una Fender e una Gibson, sopra quei duetti fiammeggianti. Mi ricordano un Guarneri del Gesù, e l'altro la spada di Game of thrones.
“Ebbi dei dubbi già
Il primo giorno di scuola
E all'Università
Ebbi dei dubbi ancora.
Nessuna verità
È poi così sicura
Ci sono troppi dubbi
Non fartene un problema...”
Grazie, Edo.
Non sono mai state “solo canzonette”, le tue.
Acc... mi stai dicendo che questa è solo una mia convinzione?
Vabbè, adesso me ne hai messo il dubbio.
https://www.youtube.com/watch?v=CF7y-LE3Tk0