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ANGELI, DEMONI e SCIACALLI

20/7/2019

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Tra le esperienze più drammatiche, in trent'anni di attività professionale, ascrivo sicuramente quelle in cui la persona che chiede aiuto è stata vittima di abuso infantile.

Non sono poche. Ho ben in mente decine e decine di casi. Anzi: di volti, storie, persone. Nomi, e cognomi. Genitori, e famiglie. Perlopiù, "perbene".

All'inizio non lo capivo: non mi spiegavo come, oltre al danno indescrivibile subito, con la derivante sequela di stati d'ansia, blocchi affettivi, relazionali e disfunzioni sessuali che si manifestano in età adulta, si aggiungesse la beffa del senso di colpa.

Senso di colpa, si. Non lo capivo, proprio.
Com'è possibile - mi dicevo - che una violenza così abominevole, "contro natura" agli occhi del senso comune generi anche, nella vittima, sentimenti del tipo: "La colpa è mia". "Fossi stato più buono, più brava, non mi sarebbe successo". "Se fossi stato migliore, mio papà/mamma/zio... non mi avrebbe fatto questo".

Qualche numero?
(Dati reperibili nel sito di Telefono Azzurro: http://www.vita.it/attachment/c5af4826-1b76-448b-b3d5-c0817344f31a/)

In Europa, quasi 18 milioni di bambini sono vittime di abuso sessuale.
Ogni 7 minuti una pagina web mostra online immagini di bambini abusati sessualmente.
Nel 2017 sono stati individuati 78.589 URL contenenti immagini di abuso sessuale su minori.
Oltre la metà delle vittime, il 55%, ha meno di 10 anni.
Si stima che l’abuso sessuale sui minori contribuisca all’insorgenza di disturbi psicopatologici: nel 23% dei casi le vittime di abuso necessiteranno di servizi di salute mentale e psichiatrici, anche nell’età adulta.

E l’Italia?
Nel 39,8% dei casi il luogo in cui si verifica la situazione è la propria casa, seguita da Internet con il 33,7% dei casi. Inoltre, il presunto responsabile della situazione d’emergenza che si verifica offline è nel 60% dei casi un genitore o un membro della famiglia.

Riscrivo, non è un errore di stampa: nel 60% dei casi un genitore o un membro della propria famiglia.

Dati disponibili oggi come allora, quelli sulla violenza intrafamiliare.
Ma continuavo a non capire.
Non tanto come mai il "demone" potesse risultare un genitore. Quello che continuavo a non capire era come la vittima non solo non riuscisse a parlarne, a denunciare, ma addirittura si sentisse in colpa. E - spesso - continuasse ad "amare" questo genitore. A rimanerne dipendente.
.
Non l'ho capito fino a quando l'esperienza e l'approfondimento dello studio nella teoria dell'attaccamento di John Bowlby mi hanno aperto scenari chiarissimi, concreti e radicati nella stessa programmazione genetica degli umani, dei mammiferi più in generale.

È noto a tutti l'esperimento di Harry Harlow con i cuccioli di scimmia. La cosa più sorprendente, messa in luce dagli studi successivi, è che anche quando il simulacro della mamma (quella ricoperta di stoffa morbida, dove i piccoli cercano rifugio e protezione) diventa respingente ed "abusante" tramite stimoli spiacevoli e dolorosi, i piccoli non se ne allontanano, anzi. Cosa apparentemente assurda, smettono ogni altro comportamento, incluso il gioco con i compagni e la ricerca di cibo, nel tentativo di recuperare quello che si presenta come il bisogno più vitale di tutti: l'attaccamento al "caregiver".

Ecco perché le squallide speculazioni politiche di questi giorni su vicende così delicate, nelle quali le indagini sono ancora tutte aperte, mentre i cultori del fango hanno già emesso giudizi, condanne e liste di proscrizione, mi generano un senso di indignazione. Di disgusto.

Per i fatti relativamente ai quali gli indizi verranno accertati, la condanna dovrà essere esemplare.
Non dubito sia possibile siano stati esercitati da qualcuno anche dei possibili sporchi affari.
Questo lo deve accertare, con rigore e gli strumenti adeguati, la magistratura.

Ma chi ha le competenze, allo stato attuale, anche solo per "mettere il naso" in questioni alle quali ci si deve avvicinare in punta di piedi, direi con un silenzio sacro pieno di rispetto, attenzione, intelligenza? E competenza, ripeto?

Per la cronaca: il dott. Claudio Foti, psicoterapeuta responsabile del centro "Hansel e Gretel", messo agli arresti domiciliari e additato nelle pagine social tra i "bastardi, criminali, da chiudere in galera e buttare la chiave" e chi più ne ha, più ne metta da parte degli odiatori professionisti di Internet, due giorni fa è stato scagionato dalle accuse, e liberato.

Doveva rispondere di abuso d’ufficio in concorso, e per aver "manipolato la mente di una bambina" durante le sedute di psicoterapia. Accusa, quest’ultima, venuta a decadere.

Ecco la sua intervista, cocessa ieri al Corriere della Sera: “Per fortuna il diavolo fa le pentole e non i coperchi, e la grazia del Signore mi ha consentito di ricordarmi che io quegli incontri li avevo registrati. Venti ore di filmati per 15 sedute mi hanno salvato” spiega lo stesso psicoterapeuta.
E quindi chiarisce: “Il tribunale ha preso atto del fatto che la mia terapia era basata sul rispetto empatico, che non vi erano elementi di induzione, né una concentrazione forsennata sull’abuso. Sono filmati inequivocabili: smentiscono clamorosamente le testimonianze contro di me, come quella della madre della ragazza, che ha cambiato le carte in tavola. Era stata lei a descrivere una situazione di abusi reiterati”.

Foti era stato accusato di essersi travestito da mostro (alcune fonti parlano di un lupo) per far paura ad una bambina. L’obiettivo sarebbe stato quello suscitarle falsi ricordi nei confronti dei genitori per toglierla a loro e affidarla, dietro compenso, a un’altra famiglia. “Un aspetto della ‘bufala’ nei miei confronti, è che mi hanno indagato per aver trattato una paziente come ‘una cavia’ - spiega al Corriere della Sera - La verità è che noi avevamo vinto un bando dell’Asl di Reggio Emilia, che prescriveva un’attività di formazione di un gruppo di psicoterapeuti della stessa Asl, i quali avrebbero dovuto assistere alle sedute in una stanza con una videocamera a circuito chiuso. Una modalità che si usa in tutto il mondo. C’era il consenso della madre e di tutti gli interessati. Non so davvero perché tutto ciò sia accaduto. Sono di orientamento buddista, credo che le persone della procura che mi hanno accusato siano state animate dal desiderio di cercare la verità. Ma talvolta, la verità, la si cerca in modo sbagliato. Hanno detto a noi che eravamo verificazionisti, eppure, forse, lo sono stati loro: hanno trasformato in teorema qualcosa che non c’era ”, aggiunge.

Foti lamenta un “danno di immagine enorme” fatto all’associazione Hansel e Gretel oltre che alla sua persona. “I pregiudizi si fossilizzano, sarà difficile uscirne. Ma ripartiremo certamente, prepareremo un documentario. Io scriverò un libro su questo, ho già iniziato. A 68 anni sarà il mio primo romanzo, finora ho pubblicato saggi. Proverò a tradurre cosa ho provato per un dovere di verità nei confronti di chi mi è stato vicino” conclude lo psicoterapeuta.

In realtà gli odiatori seriali, gli imprenditori del fango via Social, quelli che allo stato appena iniziale delle indagini gridano allo scandalo e seminano diffamazioni, denunciando come già accertati reati appena in corso di indagine, in realtà a costoro, di quelle creature, non gli importa nulla.
Com'è stato per i terremotati di Amatrice, com'è sempre per ogni sequela del benaltrismo ipocrita, ciò che interessa a questi avvelenatori dell'informazione è solo produrre squallido sciacallaggio politico.
Una volta al governo, questi Robespierre-solo-quando-sei-all'opposizione i terremotati li hanno lasciati là. E' toccato l'altroieri al presidente della Repubblica ritornarci, sui luoghi del terremoto, per non far sentire dimenticate le popolazioni, e sollecitare pubblicamente gli attuali governanti. Gli scandalizzati di ieri.

I bambini sono troppo importanti. Non solo per chi, come me, è genitore e/o si occupa professionalmente di loro.
Rappresentano anche, purtroppo, un tema politicamente troppo facilmente e frequentemente abusato.
Un tempo, per demonizzare l'avversario si diceva che c'era chi "mangiava i bambini". E qualcuno ci credeva pure.
Oggi li lasciano affogare tranquillamente in mare. Ma ormai di "cherry picking", attenzione selettiva e manipolazione dell'informazione, ne sanno anche i paracarri delle strade.

Ribadisco: se saranno accertate delle responsabilità, nel caso di Bibbiano, chi verrà condannato merita pene esemplari.
Altrettanto, i non pochi soggetti querelati per diffamazione sulle notizie inventate e strumentalizzate.

Io proporrei a Facebook un aggiornamento negli algoritmi. Credo non ci vorrebbe molto.
Un blocco automatico nella condivisione delle fake.
Bloccare utenti non è utile, personalmente non l'ho mai fatto e mi auguro di non doverlo mai fare, con nessuno. Ma una disinfezione dall'odio tossico, questo si, farebbe bene a tutti.
Proporrei una sanzione sulle accuse infondate e sulle notizie indimostrabili divulgate via Social. Non so come, chiedo aiuto ai giuristi che mi leggono. Ma - questo si lo so molto bene - il portafoglio, come San Francesco, ha il potere di ridurre i lupi in miti agnellini.

Nel paese dove vivo, tutti ricordano il caso di un artigiano e del suo furgoncino. Per scherzo o superficialità, due ragazzini un giorno lo indicano a una mamma come "pedofilo". Si scatena all'istante il tam-tam nei social. Mamme allarmate, angoscia a fiumi nelle chat di wharsapp, toni orgasmici nelle comunicazioni, odio nei gruppi Facebook, sputi, condanne e sentenze di esecuzione già emesse prima del tramonto. Auguri di roghi, sedie elettriche, decapitazione previa evirazione. Parte la caccia all'uomo.

Solo grazie all'esperienza dei carabinieri della locale stazione, e qualche buon consiglio, tutto si rivelerà nel giro di qualche giorno una bolla di sapone. Uno scherzo. Un fake.

Qualcuno immagina lo stato interiore di quell'uomo, della sua famiglia?
Ciò che deve aver vissuto?
Le conseguenze emotive, relazionali, professionali?

A chi non riesce a immaginarlo (credo pochi), o non  ha mai vissuto di persona qualcosa di simile, consiglio la visione del film "Il sospetto" (2012) di Thomas Vinterberg. Lo consiglio a chiunque, prima di continuare a scrivere o pubblicare qualcosa sui fatti di Bibbiano.

Dopo di ciò, non credo vedremmo molte condivisioni "alla cieca" di post preconfezionati ad uso frettolose accuse infamanti. Soprattutto in un campo, lo ripeto con Alberto Pellai, dove serve una delicatezza, sensibilità e rispetto estremo. E competenza, tanta. Perché si maneggiano dosi di dolore inimmaginabile.
​Tutto ciò, ovviamente, vale in primis per gli operatori del settore.

Come lo finisco, questo scritto?
Sarà perché in questo momento ho uno splendido mare davanti allo sguardo, scelgo dei versi di Nazim Hikmet:

“Vivi in questo mondo
come nella casa di tuo padre:
credi al grano, alla terra, al mare,
ma prima di tutto credi all'uomo.

Ama le nuvole, le macchine, i libri,
ma prima di tutto ama l'uomo.
Senti la tristezza del ramo che secca,
dell'astro che si spegne,
dell'animale ferito che rantola,
ma prima di tutto senti la tristezza 
e il dolore dell'uomo.

Ti diano gioia
tutti i beni della terra:
l'ombra e la luce ti diano gioia,
le quattro stagioni ti diano gioia,
ma soprattutto, a piene mani,
ti dia gioia l'uomo!"


- quando sarai grande -  

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ROLLIN'ON THE RIVER

4/7/2019

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Foto
Fusina. Imbarco del vaporetto.
Sto per andare a trovare un caro amico, dall'altra parte della laguna.
Ho una quarantina di minuti di navigazione. E qualche pensiero sovrannumero, che svolazza nella testa. Provo ad acchiapparne qualcuno, in forma scritta.
Mi è sempre piaciuto, il tempo lento delle barche.
 
Il tema della visita mi riporta a uno degli insegnamenti universitari che più ho amato: Psicologia Fisiologica. Oggi, trent'anni dopo, nell'era delle neuroscienze, ne sanno anche i bambini.
 
No, non è in vacanza, il mio amico. Non si trova al mare per villeggiatura.
Il Lido di Venezia, oltre che per il Festival Internazionale del Cinema, è noto anche per il San Camillo.
“Ospedale riabilitativo, istituto di ricovero e cura a carattere scientifico”. Così nell'intestazione.
 
Socchiudo gli occhi mentre il battello si sgancia dalla banchina, e questo andar molle mi conduce sottofondo entro le pagine di Mark Twain. Dove i piroscafi davvero andavano a vapore.
"Sulla terra ferma ci vogliono 40 anni per conoscere tanti tipi umani; a me in nave bastarono i due anni e mezzo di apprendistato. Quell'addestramento mi ha consentito di conoscere praticamente tutti i tipi umani che si ritrovano nei romanzi, nelle biografie, e nei libri di storia".
Così scrive in “Vita sul Mississippi”. Siamo nel 1885.
 
So che troverò il mio amico seduto sulla panca, all'ombra di quell'albero. Nel primo ospedale è entrato tempo fa. In barella, praticamente paralizzato. Reso tetraplegico da un virus.
Tetraplegico.
Ora cammina sulle proprie gambe.
Lo scorgo, è là. Già mi sorride. In due mesi, ha fatto passi da gigante. La grinta, lo scrupolo nell'applicarsi alle cose, la precisione e la determinazione non gli sono mai mancate. E' uno tosto, davvero.
 
Che meraviglia, il corpo umano. E il sistema nervoso, ancor più intrigante, nei suoi fini meccanismi. Per non dire di quello immunitario. Che a volte “impazzisce” per delle strane reazioni di esagerata autoimmunità. Un eccesso di meccanismi di difesa, in altre parole. Il corpo che aggredisce se stesso.
La faccenda è che questi sistemi non operano isolatamente. Vivono di dinamiche che interlallacciano “hardware” e “software” attraverso la chimica dei neuromediatori, la potenza delle emozioni, la programmazione genetica inscritta nel DNA.
E la tossicità dei virus, talvolta.
 
Anche i sociologi parlano di un corpo. Il “corpo sociale”.
Ah... che dolore.
Si, penso a questi tempi. Alla comunicazione via Social. All'astio, alla nevrosi da tastiera. Alle fake news, ai fotomontaggi, alle diffamazioni su fatti poi smentiti a livello giudiziale.
Vedo persone stimabili nel proprio lavoro, amici anche impegnati nel volontariato, insomma, “bravi ragazzi” quando li conosci di persona, che poi passano il tempo a intasare il web con post-spazzatura. Notizie tendenziose, scandalistiche o parziali, generate ad hoc da siti dediti - tra l'altro - a quella sporca operazione che è il “riciclaggio dei followers”. Nel solo mese di maggio scorso Facebook ha chiuso in Italia 23 di queste pagine. Ne risulterebbero attive ancora più di un centinaio, con 18 milioni di seguaci iscritti. Insomma, una pandemia di falsità, veri e propri virus tossici nel vivere civile. Quale l'effetto? Un alimentare ad arte le emozioni primarie della rabbia e del disgusto. Esito inevitabile: una conflittualità comunicativa sempre più dilaniante, un'incapacità di coltivare e approfondire un pensiero, di documentarsi, di studiare.
 
Cui prodest – a chi giova – tutto ciò?
La risposta, già che siamo nel “latinorum” proviamo magari a cercarla nell'altro detto: “Divide, et Impera”. L'hai mai sentito?
Maggiore l’incompetenza e l’arroganza dei governanti di turno, tantopiù massiccio il ricorso a questa strategia.
Historia Magistra Vitae.
  
Il mio battello, ora che si fa sera, sta rientrando – pigro - al molo di partenza.
Fusina, di nuovo.
Terraferma veneziana. 
 
C'è uno splendido tramonto, nella laguna. Una sfera infuocata si sta tuffando dietro i Colli Euganei, laggiù, in lontananza.
Chissà se le albe di New Orleans conoscono qualcosa di simile.
Magnifico spettacolo. Allarga il cuore. Anzi, lo allaga.
 
Anche Mark Twain  non ebbe vita facile. Orfano di padre, perse il fratello in un incidente col battello, lungo il grande fiume. Ne “Le Avventure di Tom Sawyer", il protagonista è ragazzino molto irrequieto e vivace.
Chissà perché…
Un figlio malato gli morì precocemente.
Così poi altre due figlie su tre, anch'esse sofferenti di gravi malattie (cosa non rara, a quell'epoca).
 
Il mio amico tra un pugno di giorni lo rimanderanno a casa, nella sua famiglia. Gioia infinita.
Si, ce l'ha fatta. Grazie a tanto impegno, fatica. A buone cure. A tanta fisioterapia mirata.
E a un gruppo formidabile di amici, che lo hanno sempre sostenuto.
E quando scrivo “sempre”, tu leggi, mi raccomando: “h24, di-giorno-e-di-notte”. Sempre.
Questa, è solidarietà. Questa, è coesione sociale.
 
Guariranno mai, invece, i compulsivi tossici e virulenti piccoli “leoni da tastiera”?
Qualcosa ci libererà da queste lacerazioni sociali, fonte solo di paralisi civile?
 
Il nevrotico vive “in funzione dell'altro”, ricorda Freud. 
Non è facile, rinunciare a una dipendenza così forte.
 
Ricordo una canzoncina, che cantavamo da giovani. Magia di quegli anni.
Ora, mentre smonto da questo quasi-piroscafo, una nuova consapevolezza si è aggiunta al grande fiume dei pensieri. Che continua a fluire, ininterrotto, nella mia mente.
 
Più che un pensiero, questa è però una consapevolezza. Un’esperienza.
E’ la solidarietà che questo straordinario gruppo di amici ha dimostrato.
 
Giorno e notte, notte e giorno.
Come un lungo fiume, ininterrotto.
 
- conosco un'altra umanità -


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    Noneto Circin

    La parola, il suono, l’immagine, sono l’oggetto dei miei interessi nel tempo libero. 
    A volte, tentano di diventare voce. 
    Nella scrittura, nella musica, nella fotografia. 
    Per passione, per divertimento.
    Insomma, per una delle cose più serie nella vita: il gioco. 
    Tramite i tasti di un pianoforte, una penna che scorre veloce, le lenti di un vecchio obiettivo. 

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