Cognome: Klein.
Ultima di quattro figli di genitori ebrei ortodossi, ma non praticanti.
Cresce nella vivacità del clima culturale offerto da capitali come Budapest, Londra e Berlino nella prima metà del Novecento.
Una delle primissime ad allargare l'ambito della psicanalisi dalla terapia degli adulti allo studio clinico dei bambini.
Eppure di fase orale, anale, fallica se ne parlava da sempre, tra i seguaci di Sigmund Freud.
Forte anche della propria esperienza diretta, intuisce quanto la relazione con la madre rivesta un ruolo centrale e determinante per lo sviluppo psichico.
Nei primi giorni di vita l'essere umano vive in simbiosi con la madre.
Non distingue il proprio corpo dal suo.
In questa fase il bambino percepisce il seno materno come un prolungamento di se stesso.
Quel calore, quel gusto, sapore, profumo è vissuto come un oggetto dotato di caratteristiche proprie e onnipotenti.
Tutto il bello, il buono del mondo abita là, a portata di mano. Soprattutto di bocca, di suzione.
Nel contempo, quel luogo diviene la fonte della peggior frustrazione, di rabbia fino all'odio, qualora non si renda disponibile. E' inconcepibile, fino ai 4-5 mesi di vita, che un oggetto cosi “Tanto” possa sottrarsi al desiderio onnipotente. Alla illusione che il mondo sia sì tondo, pieno, caldo, santo, profumato, accogliente e perfetto come se ne ha bisogno.
Melanie Klein definisce questa fase “schizo-paranoide”.
Il bene tutto da una parte, il male tutto dall'altra.
Senza mediazioni.
Senza compromessi.
O con me, o contro di me.
E' esattamente il vivere la situazione tipica della schizofrenia in cui l'identità è diffusa.
Il sé e le relazioni appaiono solo buone o solo cattive, senza la capacità di integrarne gli aspetti.
Terrorizzato dalla pulsione di morte, il bambino inconsciamente teme che il seno cattivo perseguiti il Sé buono e allo stesso tempo teme che il proprio Sé cattivo possa aggredire e danneggiare il seno buono.
Da questa dinamica scaturisce inevitabile l'angoscia di persecuzione di tipo paranoide.
Solo nel secondo semestre di vita, attraversando la prima grande dis-illusione che la vita ci riserva, inizia il compito fondamentale: integrare le parzialità.
Cominciare ad abitare il mondo, dove presenza/assenza, disponibilità/rifiuto, pieno/vuoto, bianco/nero, bene/male coabitano inscindibilmente.
Melanie Klein la chiama “fase depressiva”.
La via d'ingresso alla maturità.
Lo sai che quando mi guardo attorno, il godimento principale che noto tra la gente è quello di tipo distruttivo?
Una bruttissima bestia.
Sfoglio Facebook e mi sento immerso in un astio-social che alimenta gran parte dei post che mi scorrono davanti. Perlopiù link (alias: “copia-incolla”) di siti-spazzatura, che parecchi condividono senza una briciola di commento critico personale, o almeno verifica della fondatezza delle informazioni fornite. Ma prova a dirlo con parole tue, no? Troppa fatica?
Leggo di politica, e constato che il movente libidico risiede più nel sabotare l'avversario che nella capacità di affermare le proprie ragioni. La soddisfazione più nel denigrare chi la pensa diversamente, che nel saper negoziare soluzioni utili alla collettività.
In maggioranza, trattasi di bufale o eruttazioni distruttivistiche, fine a se stesse.
Un popolo di bebè ancora in ostaggio della fase schizo-paranoide?
Forse non è davvero così, forse è solo ciò che appare maggiormente.
Fa più rumore un albero che cade rispetto a una foresta che cresce, recita il noto adagio.
Passo casualmente davanti alla tv, e sento garrulo un tristo giornalista che – cognomen omen – già nella trascrizione anagrafica della propria identità vede registrata l'irrisolta sofferenza dei dolori che precedono il parto.
Il tono della voce e' quello di un dibattimento interiore convulso, astenico, forzoso.
Lo ascolto; ricavo l'impressione che ne rimarrà invischiato per tutta la vita.
Una vis polemica totalmente incapace di dialogo, di relazione.
Uno sguardo che non incontra mai gli occhi dell'interlocutore, li evita sistematicamente.
Un'acidità verbale sterile e aggressiva, di tipo autistico.
Come quando uno morde, perché sta male dentro.
Le precise caratteristiche della fase sadico-orale secondo Melanie Klein.
Bah, speriamo un giorno si cresca, tutti, in civiltà e maturità sociale.
Chissà si punti più a costruirle, le relazioni, che ad abrogarle.
Potremmo magari scoprire, come Mowgli, che oltre il circolo chiuso della giungla c'è un villaggio reale, chiamato “degli uomini”.
Da amministrare, piuttosto che incendiare.
- fatti mandare dalla mamma -