DEEP IN MY EARTH
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“Non v'è notte sì buia da non vedere il giorno”, recita l'adagio.
Sempre mi son chiesto come si campi, in un luogo dove il sole, d'estate, tramonta dopo mezzanotte e l'alba sorge prima delle tre. Nella stagione fredda, l'inverso: l'oscurità, per ventun'ore. Atterriamo a Reykjavik, la capitale, il 23 di giugno. Appena scavalcato il solstizio, quindi. Il dì che inaugura la stagione estiva. Quello in cui il sole è al suo massimo, allo zenit. Il giorno più lungo dell'anno, nell'emisfero boreale. Proprio qui, e in queste date, Jules Verne ambienta uno dei suoi più celebri romanzi: “Viaggio al centro della terra”. Ricordo di averlo letto all'età delle scuole medie. Sneffels. Anzi, Sneffelsjokull. E' il nome del vulcano che scorgi all'orizzonte. Lo vedi nitido, in questa infinita scia di luce chiamata sera: sono le 23,00 adesso, dall'altra parte della baia. Nella fantasia dello scrittore, qui il giovane Axel, assieme allo zio scienziato Otto Lidenbrock e Hans, l'impassibile cacciatore islandese, iniziano la discesa alla viscere del globo. Alle calende di luglio. Praticamente in questi giorni! “Non v'è notte sì buia da non vedere il giorno”. Di certune, invece, pare davvero impossibile scorgere un termine. Penso a certe diagnosi cliniche, che ti piombano addosso come lingue di lava incandescente. Penso alle centinaia di casi di separazione, di abbandono, che ho seguito. Al dolore, alla disperazione e al lutto che la rottura di un legame affettivo provoca. Alla violenza sorda, cieca e muta del tradimento. Anche la notte di Giovanni è durata sei mesi. Il tempo che gli è servito per ricominciare a vivere, da quando Francesca gli ha comunicato - inaspettata come una slavina in un giorno di caldo sole – la decisione di lasciarlo, dopo sei anni di relazione. Rivedo le sue lacrime, dure e pesanti come ciottoli di basalto. Inopinati scrosci di vulnerabilità - a grondaia - su di un pezzo d'uomo, qual'era. Qual'è. “In Sneffels Yoculis craterem kem delibat Umbra Scartaris Julii intra calendas descende Audas viator, et terrestre centrum attinges”. - Kodfeci. Arne Saknussemm - “Discendi nel cratere dello Jokull di Sneffels che l'ombra dello Scartaris viene a lambire prima delle calende di luglio, viaggiatore audace, e giungerai al centro della Terra”. - Ecco quello che io feci. Ame Saknussemm - Questa l'iscrizione sulla misteriosa pergamena che, colpo di genio e applicazione rigorosa del metodo scientifico, il giovane Axel era riuscito a decodificare dai caratteri runici al latino. Ritrovata casualmente, giaceva immersa tra le pagine di un vecchio libro dello zio, rinomato docente di mineralogia in un ginnasio di Amburgo. Discendere al centro della terra. Penso a Giada, ricca imprenditrice lombarda. Molto facoltosa, di famiglia. Lei pure lavora sodo, nella conduzione dell'attività. Di famiglia, of course. Penso alla sua sofferenza, che chiede di venire sciolta. All'asfissia sociale e relazionale cui la costringe il controllo dei congiunti più stretti. Il motivo? Non possono accettare che lei (ormai ultraquarantenne) sviluppi una relazione con un uomo. Una relazione stabile. Temono ciò minacci il patrimonio economico. Il “capitale di famiglia”. Perciò boicottano Giada - oramai più che adulta - in tutti i modi. Specie con l'arma dei ricatti morali. Una condanna a morte anticipata, per lei, ben prima del giorno delle esequie anagrafiche. Ai rapporti, all'amore, alla libertà. A meno che Giada, finalmente consapevole, non decida di emanciparsi da questi vincigli, nevrotici e letali. E' esattamente quello che desidera, adesso. Toccato il fondo dell'insensatezza e dell'oppressione, chiede solo di rialzarsi. Di uscirne. Viva. Vitale. Liberata. C'è un aspetto su tutti, che caratterizza questa terra d'Islanda: il sottosuolo. Hafnaberg: un luogo a pochi chilometri dalla capitale, lungo la costa sud-occidentale. Qui puoi osservare chiaramente l'effetto delle placche tettoniche nordamericana ed euroasiatica che si incontrano, sotto i tuoi piedi. Si fronteggiano. Si scontrano. Per poi respingersi, reciprocamente, di circa due centimetri l’anno. Spostamenti che provocano la risalita del magma dagli strati più profondi. Il successivo raffreddamento origina i rilievi sottomarini. Questa frattura ha dato origine all’isola, ed è la causa della sua intensa attività vulcanica. Geologicamente giovane, l'Islanda è il crocevia di immense tensioni della crosta terrestre. Da ciò lacerazioni e fuoriuscite magmatiche, terremoti, eruzioni e maremoti. Con rapidi e straordinari rimodellamenti del paesaggio. Discendere al centro della terra. “Non v'è notte sì buia da non vedere il giorno”. Penso a Gildo, abile e apprezzato artigiano del nord-est. Alla frustrazione disperata e rabbiosa con la quale mi parla dei periodi in cui il lavoro scarseggia. Che - dice - non è più come negli anni '90, “che ti potevi permettere il macchinone”. In certe giornate dove nessun cliente telefona, gli verrebbe solo da incendiare tutto, aprendo le porte del suo capannone. “Che son solo tasse da pagare". Vive stati di ansia mai prima conosciuti. In certi momenti, gli sembra “di impazzire”. Sperimenta screzi depressivi, non di rado spunti autolesionistici o “brutti pensieri” come li chiama. Con grande allarme della moglie. Gli chiedo quando riesca a “staccare” un po' da questo circuito ossessivo, che gli toglie il sonno. Gli chiedo della famiglia, dei figli, delle vacanze. Dice che no, non è che in verità gli manchino i soldi, ma “per abitudine” non si è mai concesso più di una settimana in spiaggia, a cavallo di Ferragosto. A mezz'ora di auto da casa. “Che se magari qualche cliente chiama...” Nel romanzo di Jules Verne, a un certo punto i protagonisti si imbattono in un branco di mostri di mare. Hanno dimensioni incredibili, e il più piccolo di loro “spezzerebbe la zattera con un sol morso”. Un vero e proprio incubo, che ammutolisce e paralizza i nostri eroi. Il giovane Axel, in particolare. L'esperto cacciatore islandese, invece, pare sappia sempre il fatto suo. Quella colonia di esseri allucinanti, infatti, si rivelerà alla fine una coppia di rettili primitivi, in lotta tra di loro. All'ultimo sangue. Spuntano musi di porco marino, teste di lucertola, denti di coccodrillo, gusci di tartaruga, tutte parti caratteristiche del più spaventoso degli esseri primordiali: il terrificante Ichtyosaurus. Sembravano una moltitudine, si riveleranno due soli – mostruosissimi – animali. Un po' come nei sogni, “via regia all'inconscio” per citare la nota espressione del padre della psicanalisi. L'inconscio è il luogo dei desideri, e delle paure. Nella lettura di Lacan, il luogo della Verità. La Verità del Desiderio. Il disagio che il “sintomo” esprime, anche attraverso le somatizzazioni o "sofferenze d'organo", come le chiamava Freud, va quindi letto come segnale di ciò che più ci serve, per essere felici. Svelare il codice del sintomo, della sofferenza emotiva: questo il lavoro dell'analisi. Paradossale, si: esattamente ciò che ci fa soffrire conterrebbe (cifrata, nascosta) l'indicazione del nostro Desiderio. E come “decifrare il sintomo” se non parlando la medesima lingua del paziente? Come comprendere i mostri dell'artigiano Gildo, brav'uomo veneto, il conflitto tra legami familiari e bisogno di autonomia di Giada, l'imprenditrice lombarda, gli annunci di “volerla far finita” di Giovanni, che ha perso con Francesca il senso della vita, quando lei lo ha abbandonato per un altro? Leggendo i post su Facebook? Alimentando discussioni sui motivi in base ai quali costoro dovrebbero convincersi del contrario, rispetto a ciò che stanno sperimentando e soffrendo? Elencando motivi razionali per cui “non dovrebbero pensarla così”? No, non funziona. Ognuno costruisce la realtà in base alle proprie “mappe mentali”, ai propri filtri cognitivi. Generati dal temperamento individuale, dalle esperienze vissute. Dai condizionamenti percettivi, come ci ha insegnato la PNL -Programmazione Neuro Linguistica. Perciò non servono a nulla e a nessuno, se non a chi desidera visibilità, le polemiche via Social: inutili, avvilenti, noiose. Perché dimentichiamo così spesso che nella comunicazione solo il 10% sta nel contenuto, e il 90% negli atteggiamenti, nelle emozioni? Ciò che occorre, è un'esperienza. Di ascolto. Di condivisione emotiva. Di accompagnamento, partecipato, nella “discesa agli inferi” con chi soffre. E' lì, che devi stare. Di persona. Questo, ci ha fatto imparare un grande della psicologia clinica. Il suo nome è Carl Rogers. Axel, Otto e Hans sono riemersi a Stromboli, inaspettatamente. In pieno Mediterraneo. Entrati nel cratere islandese, vengono sputati fuori, al termine delle loro interessantissime peripezie, dal grande vulcano delle Eolie, in Italia. Giovanni, Giada e Gildo - nomi di fantasia per situazioni vive e reali - hanno ripreso a vivere dopo essere entrati in contatto con il loro Io più profondo. Quello che nei “codici dell'inconscio” chiamati sintomi, alimentava il loro vero Desiderio. Quale, Desiderio? Rivivere un legame sicuro, per Giovanni. Una “base” alla quale chiedere e concedere fiducia. Tagliare lacci mortali e asfissianti sul piano esistenziale, per Giada. Consolidare la propria autostima e ampliare la visione del mondo, per Gildo. Accorgersi che altri esseri umani esistono, si muovono e si spostano anche a più di mezz'ora da casa propria, talora per assoluto bisogno di sopravvivenza. Che non necessariamente si tratta di “invasori”, come gli avevano insegnato a chiamarli. Che le paure o si affrontano e si risolvono, oppure ne spuntano da un tronco solo infinite altre, come le teste dei mostri di Jules Verne. Noi, terminiamo il nostro viaggio riemergendo a Reykjavic, poco dopo le calende di luglio 2018. Una città vivacissima, sai? La capitale più a Nord del mondo. Caffè, ristoranti, musei. Una variegata scena musicale, che si sviluppa e cresce nei locali di "101", così viene chiamato il centro, sviluppatosi attorno al porto vecchio. Una favolosa sala concerti e conferenze, modernissima, luminosa nelle sue pareti tutte in vetro. Architettonicamente bellissima. L’hanno chiamata “Harpa”, inaugurata nel 2011. L'esperienza più vera di questo viaggio, tuttavia, rimane quella del silenzio. Di territori piani e sconfinati. Tra acqua e cielo. Spazi aperti, su linee infinite di orizzonte. Laghi e fiordi, vasti ghiacciai muti. Dirupi a picco sull'oceano. Crateri di vulcano di ogni dimensione, mai definitivamente dati per estinti. La grande risorsa della geotermia. Pinne di balena che emergono improvvise, e i musi comici dei Puffin, variopinti uccelli del Mare del Nord, affettuosamente chiamati anche "Pulcinella di mare". Un ampio, amorevole silenzio. Interrotto di rado dalla voce delle cascate, dal canto dei volatili, dal belato sperso delle pecore. Dal suono dei marosi infranti, addosso la scogliera. Ah, sì: talvolta giunge anche il rigurgito superficiale di qualche estemporaneo geyser. Che, nell'era “Social”, mi assomiglia agli intermittenti e roboanti proclami messianici dei nuovi millennial-governanti. Ooh… Alle eruttazioni vaporose di alcuni post, inzuppati d'odio e distruttività. Chiamiamoli “sintomi”, dai. “Desideri del profondo”, quindi! Come dici? Che mettersi a decodificarne certuni, di questi sintomi-desideri, è roba di pura fantascienza? Mmmh... Qualcuno ce l’ha mica, il numero di un certo Giulio - pardon: Jules - Verne? No? Allora aspetta un attimo, che guardo in Facebook, se lo becco... - we shall overcome - |