IL CENTRO DEL MONDO
Un po' lo sapevo da sempre, che appena ti sposti un grammo dal luogo in cui stai, scopri che le nuvole ti seguono dall'alto. Come i gatti, che scrutano ogni mossa facendo finta di non vederti.
Che poi quand'è il momento di sferrare la zampata giusta non lo mancano di un millimetro, il bersaglio. La stessa cosa mi capita ogni volta che scendo oltre il Po, scavalco l'Appennino e mi ritrovo in queste terre. La culla del Rinascimento, già. Della buona tavola, del vino Montalcino. I salumi della Valdichiana, l'olio senese. Di questa calda parlata avvolgente, che suona all'orecchio respirando come il mantice della fisarmonica. Scioglie il cuore, allarga il sorriso. E poi l'Urbe, meno di un paio d'ore sotto. La città eterna. Un'indigestione di bellezza. Se allungo adesso, da questi pianori verso il cielo la coda dell'occhio, eccola lì, la nuvoletta sorniona. S'è mascherata con due baffi da Anonymous ad ala di gabbiano rovesciata in alto, e mi fissa sogghignando: "Ció, beo, te pensavi chel mondo finisse in tea piassa del to paesetto, vero ció?" Tradotto per la generazione Erasmus: “Hi, guy, did you think the entire world ended up in your navel, didn't you?” L'ombelico del mondo. Il centro di gravità, permanente. Succede anche in musica. "DO centrale", lo chiamano. Quello della quarta ottava, nel pianoforte. Il primo tasto che ti fanno pigiare, quando principi lo studio di una tastiera. "Io sono il DO, Sua Maestà il DO. Pensate che quello che mi segue, quello che viene DOpo di me, lo chiamano RE: quanto immensa mai sarà la mia magnificenza?" Una sorta di Lorenzo de' Medici della notazione musicale, così si considera. Eppure basta così poco a spodestarlo dal suo trono: scrivi o trasponi una composizione mezzo tono sopra, e il nostro DO da nota "tonica" diviene nota "sensibile". Se la tonica è la primissima nota di ogni scala musicale, la sensibile è quella che porta congenito un forte senso di instabilità e, per la sensazione che crea, tende a risolversi nella nota seguente. Niente più che un'ancella, in sostanza. Un'appendice preparatoria al nuovo padrone di casa: il mezzo tono successivo, cioè la tonica dell'ottava superiore. Da sire a servitore. Da sovrano a lustrascarpe. ♯ Accidenti! La sai quella di Mario, il matto? Un pomeriggio si era isolato in mezzo al cortile dell'ospedale psichiatrico, e con la punta del piede tratteggiava nella ghiaia un cerchio di una perfezione che manco Giotto se lo sarebbe sognato. Cerchio: “luogo dei punti del piano equidistanti da un punto chiamato centro”, a seguire Euclide. Il responsabile sanitario, che lo stava osservando di sottecchi dalla finestra, scese dalla direzione per complimentarsi di persona. Non si sarebbe certo aspettato - mai - un simile talento geometrico in quel poveruomo . “Bello questo cerchio, Mario, non sapevo avessi questo dono del disegno!” Silenzio. “Davvero, Mario, complimenti! Ma, dimmi, disegnavi così bene fin da piccolo?” Mutismo, totale. A un certo punto il direttore fa per andarsene. Gli rivolge tuttavia un'ultima domanda, già con lo sguardo rivolto alla timbratrice del cartellino di uscita: “E dopo questo cerchio così perfetto, Mario, adesso cosa farai?” Mario: “Faccio un salto in centro, ti serve qualcosa?” - sul ponte sventola bandiera bianca - |