Da ieri notte sta cadendo senza tregua, copiosa e abbondante.
V'è per certo che se lo spazzaneve non girerà prima di sera, non ci sarà modo di tornare.
Le strade sepolte da più di mezzo metro di coltre bianca, soffice come nuvole in quota.
Niente di grave: la stube è accesa, legna non manca.
I boschi d'intorno, quassù, ammutoliti come in un presepio, la notte di Natale.
Niente di meglio che questa cornice, isolata e amena, per riprendere in mano uno dei migliori amici.
Un libro. Certe vecchie compagnie non tradiscono mai.
“Elogio dell'inconscio. Dodici argomenti in difesa della psicoanalisi”, di Recalcati.
Più che una difesa corporativa, la difesa di un'etica della responsabilità, di una teoria critica della società di cui ancora oggi ve n'è un gran bisogno.
Con Freud, l'Io “non è più padrone in casa propria”.
Nel senso che un'altra ragione esige di essere riconosciuta; lo spossessa dei suoi poteri, lo obbliga ad ascoltare una voce diversa: quella dell'inconscio. Un sapere che non ha nulla di mistico o di abissale, non è senza fondo.
Semplicemente, è rivelatore infallibile della verità del Desiderio.
Alcuni passaggi sono lampi di luce:
“Uno degli insegnamenti capitali dell'esperienza analitica è che solo l'”impuro” sa genuinamente perdonare e provare autentica gratitudine perché può saper distinguere la gratitudine e il perdono da ogni forma di giudizio morale in quanto ha conosciuto, nella sua analisi, il reale del male come una parte di sé. I “puri” sono invece tendenzialmente supponenti, tendono a rigettare l'impuro nell'Altro, preferiscono difendere l'identità preziosa della propria persona anziché contaminarsi con l'esperienza del desiderio”.
Qual'è la caratteristica maggiore del desiderio freudiano?
La sua indistruttibilità.
Non può essere governato, misurato, addomesticato, esorcizzato.
Non può essere distrutto.
Tuttavia, a differenza dell'istinto animale, pulsionale, il desiderio umano non punta al suo soddisfacimento immediato, quanto alla realizzazione di legami, imprese, relazioni con l'Altro.
Il desiderio esige di non essere dimenticato, e il prezzo di questa dimenticanza si chiama sintomo.
In un certo senso, nella lettura di Lacan, il termine desiderio appare sovrapponibile a quello di “vocazione”.
Ok, lancio uno sguardo fuori dalla finestra.
Ormai è buio, tuttavia le ombre della sera non riescono a prendere il sopravvento sul chiarore di questa neve scintillante; basta la luce di un lampione, laggiù in fondo alla strada.
Specie a queste quote, l'aria sottile si stringe molto volentieri a braccetto con una minima scintilla o chiarore, godendo di una trasparenza che conosco solo in questi posti.
Forse assomiglia alla verità del linguaggio inconscio.
All'inevitabilità di certi sogni, al sortilegio di alcuni lapsus.
Al mistero di certe dimenticanze o atti apparentemente “impulsivi”.
Arde ancora qualche brace, nella stube.
Vi getto un altro tronco, a ravvivare il fuoco.
Non so se desidero davvero passi lo spazzaneve, prima di notte.
- riders on the storm -