BAYERN, MÜNCHEN. WILLKOMMEN!
“E' impressionante come una salita, vista dall’alto, possa assomigliare ad una discesa”.
E' una delle battute più sconvolgenti che conservo dell'allampanato Pippo, stranìto personaggio che da piccolo leggevo in Topolino. D'altronde, come recita l'antico detto greco, solo a due categorie di persone va riconosciuta la facoltà di esprimere la verità: i bambini, ed i pazzi. Qui in Baviera sono ricchi. Sono tedeschi, il lavoro non manca. Noi della pianura sotto l’Alpe li guardiamo a volte con sospetto, e li chiamiamo: “Krukki!” E invece qua scopri che li considerano “terroni”. Si, così pensano di loro gli altri tedeschi, quelli che abitano più su. Però tutti, i Krukki, si ritrovano d’accordo su chi siano quelli che hanno poca voglia di lavorare, quelli che producono poco e molto costano: quelli del Nord-Est. Si, senza alcuna esitazione ti indicheranno i tedeschi del Nord-Est. Quelli dell’ex-DDR, che prima li separava il muro di Berlino. E della stessa ghenga gli spagnoli, e noi italiani, e i francesi: perdigiorno che alla fabbrica prediligono i bar, le chiacchiere, i caffè. Insomma c’è da smarrirsi, a seguire le latitudini nel giudicar la gente... Pure un ebreo viennese, a cavallo del Novecento, s’era occupato a tracciar delle mappe, dei confini. Quelle della mente. Nel 1899 - ma scriverà “1900”, per rendere la cosa più epocale - stese la prima “Topica” (dal greco “τόπος ”, luogo) assegnando le planimetrie a tre distinti locatari che battezzò Inconscio, Preconscio, Conscio. Passeranno altri 24 anni per vederlo ad una seconda stipula, avente come soggetti un certo mr. Es, mr. IO, Mr. Super Io. Stando a questo piano regolatore, i veri confini che differenziano gli umani sono le staccionate costituite dai meccanismi di difesa dall'ansia, dalle paure non coscientizzate, dall'infantilismo sessuale. Di lì a poco un suo discepolo - il prediletto - aggiornò la “geografia” con una pianta ancor più spregiudicata. A causa di ciò finirono addirittura con il litigare, tanto da non più parlarsi. C. G. Jung (questo il suo nome) intravide che in ciascun uomo, stando a quanto i segreti più reconditi confessati dai pazienti gli andavano rivelando, abiterebbe una dimensione chiamata Persona (ciò che manifestiamo agli altri, la parte pubblica) mescolata all’Ombra (il nostro lato rimosso e nascosto). Delle due, la seconda rischia costantemente di erompere in modo distruttivo ed incontrollato, se non andiamo a realizzare ciò che per Jung è lo scopo della vita: l’Integrazione tra l’Ombra e la Persona. In ciò consisterebbe la più sublime forma di equilibrio. E di benessere. La chiamò “Individuazione”. Già, un bel dire, Carlo Gustavo. Vallo però a proporre agli esodati, o agli imprenditori costretti a chiudere baracca, tu, svizzero di Basilea che non hai certo mai trovato difficoltà nel mettere assieme il pranzo con la cena… Qui in Baviera sono ricchi. Mediamente. Ma ciò non li esime dall’essere contemporaneamente nevrotici. Mediamente. Ti sposti un pugno di chilometri in periferia, verso un ridente borgo sulle sponde di un laghetto alpino, il Chiemsee, e ci trovi un ospedale, una clinica-benessere e già solo nella viuzze attorno alla piazza del paesello puoi contare almeno una decina di studi di psicoterapeuti. A vario indirizzo. Allora il pensiero ridiscende all’Umanesimo, giù da noi nel Bel Paese, e ritrovi Leonardo, il Toscano da Vinci che osservava la natura per decifrare le leggi dell’Umano. Le utilizzava poi nei disegni delle sue prodigiose macchine, ad esempio la Vite Aerea, prototipo di elicottero realizzato a modello del volo spiraliforme dei pollini dell’acero. E qui al Deutsches Museum di Monaco il modellino in legno di questa geniale apparecchiatura ce l’hanno tuttora, in bellavista, e se lo tengono ben stretto. Ah, questi Krukki… In realtà, che al meraviglioso mondo della terra, alle sapientissime piante ed alle leggi dell’ecosistema bisognasse guardare per normare gli egoismi ed i particolarismi degli umani, ci aveva già ragionato un altro nostro italico antenato, il “laziale” Lucrezio, nei versi del suo enciclopedico “De rerum natura”. Medesimo spirito contemplativo, identico spietato intuito: “Ognuno non sa che cosa voglia per sè e cerca sempre di mutar luogo, quasi potesse deporre il suo peso. Esce spesso fuori dal sontuoso palazzo colui che lo stare in casa ha tediato, e subito ritorna, poiché sente che fuori non si sta per niente meglio. Corre alla villa, sferzando i puledri, precipitosamente, come se avesse fretta di prestare soccorso alla casa in fiamme; sbadiglia immediatamente, appena ha toccato la soglia della villa, o greve si sprofonda nel sonno e cerca l'oblio, o anche parte in fretta e furia per la città e torna a vederla. Così ciascuno fugge sé stesso, ma, a quel suo 'io', naturalmente, come accade, non potendo sfuggire, malvolentieri gli resta attaccato, e lo odia, perché è malato e non comprende la causa del male; se la scorgesse bene, ciascuno, lasciata ormai ogni altra cosa, mirerebbe prima di tutto a conoscere la natura delle cose, giacché è in questione non la condizione di un'ora sola, ma quella del tempo senza fine, in cui i mortali devono aspettarsi che si trovi tutta l'età che resta dopo la morte, qualunque essa sia”. (Tito Lucrezio Caro, De rerum natura, libro III) C’è un paio di cose che qui in Baviera sanno fare bene: la birra, ed i motori. Hai presente il bilanciere dell’equilibrista? E’ il motore boxer, quello dell’architettura a cilindri contrapposti. Divenuto un’icona dell’ingegneria meccanica. Una leggenda. Lo applicano a queste motociclette, costruite a Monaco, da circa una novantina d’anni. Un cuore pulsante, un battito di vigorose ali. Al solo guardarlo, già ti pare di volare. Non a caso, il logo è un elica - bianca - che gira in un campo azzurro. Motori di aeroplani, costruivano; ma con le due ruote hanno raggiunto una qualità sopraffina. Il boxer bicilindrico: un condensato di intelligenza e razionalità. A raffreddare il calore sviluppato può bastare anche solo l’aria, che così sporgenti come son messi i cilindri assomigliano a due enormi orecchie a sventola. Lo accendi, muovi qualche giro di ruota e subito ti accorgi come la coppia di propulsione sia una vera e propria estasi cenestesica. Tanta birra (già, e cosa, sennò?) quando vuoi, come vuoi, appena dai gas, giusto sopra il “minimo”. La morale, sta in una frase di quattro parole: equilibrio delle masse contrapposte. Dove il movimento dell’una risponde a quello dell’altra, annullando le spinte parassite. Lo vedi, che Carlo Gustavo Jung tutti i torti non ce li aveva? Bayerische Motoren Werke. |