Pi GRECO
“La velocità della luce non si decide per alzata di mano”.
Così il disincantato Piero Angela, sui dati delle evidenze risultanti alla comunità scientifica internazionale in ambito epidemiologico. Mette soggezione ed entusiamo assieme, camminare sulla via dell'Aeropago qui ad Atene. In greco antico "Collina di Ares", è un rilievo roccioso che s'imbitorzola tra l'Agorà e l'Acropoli. All'imbrunire vi si gode la vista di favolosi tramonti sull'intero vasto pianoro dell'Attica sottostante. Atene, oggi cinque milioni di abitanti. La città che fu culla della democrazia, alias “governo del popolo”. Sono pietre talmente lisce che neanche il grip delle scarpe da trekking, in certi punti, ti tiene in piedi. Qui passeggiava Socrate, discettando di politica e di religione. Qui Paolo di Tarso. Il primo venne processato, carcerato in una grotta a pochi metri di distanza, condannato a morte. Il secondo, sostanzialmente deriso. Giustiziato a Roma, qualche anno dopo, decapitato. Morire, a sentir loro, è stato un guadagno. Per entrambi. Sembra che il filosofo della maieutica (“quello che so, è di non sapere”) andasse instillando il dubbio se davvero il sistema democratico meritasse la supremazia su quello aristocratico. Interrogava se stesso e la gente. Poneva domande. Ad esempio questa: un compito difficile e delicato come il governo dello stato non va fatto svolgere a persone preparate e qualificate? Piuttosto che a dilettanti entusiasti, ma mutevoli nelle opinioni come le direzioni dei venti nel golfo del Pireo? Certo un paradosso, che la città natale della democrazia abbia infine messo a morte una delle sue menti più aperte e brillanti, proprio per una questione di libertà di pensiero. - 3,14 et cetera - In matematica si definisce Pi greco un numero reale, irrazionale e trascendente. Irrazionale, ovvero non esprimibile come una frazione di due numeri interi a/b. Trascendente, in quanto non esiste un’equazione polinomiale a coefficienti interi che, risolta, dia π come risultato. Una cifra che permea la nostra esistenza ben oltre i problemi di geometria a scuola, dove è conosciuto come il rapporto fra la circonferenza e il diametro del cerchio (o l'area di un cerchio di raggio uguale a 1). E' incredibile in quanti settori della dell'ingegneria, della medicina, delle scienze naturali, dell'elettromagnetismo, fino alla meccanica quantistica essa si trovi implicata. Entra in gioco nel periodo di oscillazione del pendolo (che è proporzionale al nostro numero irrazionale), così come nella forza di Coulomb tra due oggetti carichi elettricamente. Il globo terrestre si troverebbe a gambe all'aria, se non avesse il Pi greco a governare molte leggi della fisica. Le vibrazioni delle corde di Eric Clapton, un'onda elettromagnetica che si diffonde. La fragranza dello Chanel n.5 che si espande nell'aria. La temperatura che sale e dilata i binari della ferrovia, la trasmissione di un virus influenzale: la costante matematica che regola le oscillazioni dei fenomeni fisici hanno frequenze definite da funzioni periodiche in cui la presenza del Pi greco è ineludibile. - 3,14 et cetera - In architettura è indispensabile per poter edificare cupole, archi e tunnel. Hai poi mai sentito parlare di “regola aurea”? Salgo in cima all'Acropoli, sosto davanti alla facciata del Partenone. Nonostante le impalcature per i lavori di restauro, mentre lascio entrare nello sguardo le proporzioni della meravigliosa facciata di candido marmo pentelico, è come se sentissi partire nella mente un'invenzione a due voci di Johann Sebastian Bach. Da cosa deriva questa innata percezione di armonia? Anche qui da un numero. Da una cifra. - 1,618 et cetera - Un numero irrazionale, come Pi greco. E' il rapporto tra una linea divisa in due parti, ma in maniera tale che la relazione tra la linea intera e la parte più lunga sia uguale alla proporzione tra la parte più lunga e quella più corta, secondo il valore AB : AC = 1,618. Andiamo al sodo: rappresentava, per gli antichi Greci, il canone della perfezione. Le configurazioni caratterizzate da questo rapporto tra le loro parti, vengono percepite dall'occhio umano come dotate di un intrinseco valore estetico. Quello che è stupefacente è che questo canone di perfezione caratterizza anche vari costrutti naturali: hai presente un ananas? Ebbene in questo frutto, come nelle pigne, le tacche crescono e si dispongono secondo la sezione aurea. Molte conchiglie, come quella del Nautilus, formano durante la loro crescita delle volute che si succedono in una spirale logaritmica secondo questa proporzione ideale. Dati verificati a livello scientifico da accuratissimi studi comparativi: nell'ananas e nella pigna, ad esempio, non è stata riscontrata alcuna eccezione rispettivamente su 2000 e 4000 osservazioni! Ma perché quegli organismi biologici le cui singole parti presentano tra loro rapporti riconducibili alla sezione aurea sono percepiti come belli? Sostanzialmente perché vengono visti come sani, cioè privi di anomalie. La proporzione aurea testimonia infatti che quel particolare organismo biologico ha avuto una storia e uno sviluppo definibili come sani; in altre parole: premiato da un maggior successo riproduttivo. E' lo stesso principio che - agendo a livello inconscio - ci fa percepire un viso con dei lineamenti in relazione tra di loro secondo rapporti aurei come intrinsecamente bello. Avendo avuto uno sviluppo ottimale, riflette un organismo che è cresciuto in maniera corretta. Un organismo quindi efficace anche da un punto di vista genetico e riproduttivo. Il volto cosiddetto “perfetto”, in tutte le razze umane, segue queste proporzioni. George Clooney, Demi Moore tra gli altri possiedono queste geometrie nel rapporto tra le distanze degli occhi dal mento, delle narici dalla fronte. Per non parlare dell'Uomo Vitruviano di Leonardo... Eppure lo sai che questo tempio, dedicato dagli ateniesi alla loro protettrice, la dea della saggezza, per apparire così perfetto ha dovuto edificarsi su delle volute imperfezioni? Su delle misure alterate? Per poterci sembrare perfettamente parallele e verticali, le colonne sono state progettate leggermente concave. Questo è curioso, davvero! Le fondamenta poggiano su un piano che piano non è, bensì convesso. Così da fornire alle colonne delle estremità un leggero effetto “convergente al centro”. La percezione distorsiva vince sulla misurazione algebrica. La razionalità, per essere efficace, deve quindi camuffarsi d'illusione. Seguire le leggi dei i sensi. L'insegnamento è un'operazione erotica. Questo, Socrate riteneva. Maestro è colui che sa accendere il desiderio. Questo, Socrate praticava. Per questo, fu accusato di seduzione. Come il professor Keating de “L'attimo fuggente”. E di irreligiosità, fu accusato. Non uno, bensì tre templi trovi edificati sull'acropoli. Il grande Partenone. Poi quello di Atena Nike, che sottolinea il suo essersi fatta preferire con la fertile potenza dell'ulivo al distruttivo tritone di Poseidone, il dio del mare. Infine l'Eretteo con le sue sei Cariatidi, splendido esempio di architettura ellenistica. Spesso mi chiedo perché non esista sulla faccia della terra un popolo senza religione. In ogni angolo del pianeta, popolato da umani, trovi vestigia di luoghi di culto. Ove celebrare, sacrificare, riunirsi. Il rito, i riti. Sono questi a fondare le fedi. Non la dottrina, non la morale. Non le catechesi. Anche qui: l'esperienza emotiva, non la cifra del dogma. Il muoversi, cantare, danzare, celebrare. In una parola: vivere. Questo sono i riti. Questo alimenta le religioni, anche quelle atee. Dove l'incenso è stato sostituito dalle stroboscopiche a led. Il gregoriano, con i cori da stadio. Il pantocrator, con il caro leader. Gesti e vesti diversi, il medesimo scopo: costituire una comunità, per proteggere un'identità. Dicono che Socrate, bevuta tutto d'un fiato la pozione velenosa, mentre sentiva il gelo della morte salirgli dalle gambe all'inguine, e poi verso il cuore, come ultimo desiderio abbia chiesto all'amico Critone di ricordarsi di sacrificare a suo nome un gallo ad Asclepio, il dio della medicina. Aveva oramai settant'anni. Nella curva gaussiana della vita, senz'altro consapevole di aver raggiunto gli ultimi ranghi percentili. Specie per quell'epoca. All'umiliazione dell'esilio, preferì l'abbraccio della morte. No, non era irreligioso, Socrate. E il problema che denunciava non sta tanto nel fatto che sia la democrazia, il peggiore dei mali. La tirannide ateniese, e quelle successive, non si sono rivelate granché migliori. Io credo l'equivoco, ieri come oggi, stia nel far coincidere la libertà di parola, con l'incapacità di lasciar maturare un pensiero. Perchè un'idiozia rimane un'idiozia, e la regola aurea rimane la regola aurea, comunque la si pensi. L'equivoco è non distinguere il diritto di espressione, dal bisogno di venire ascoltati. Di rinforzare la propria autostima tramite qualche “like”. L'equivoco sta nel confondere le proprie opinioni di mamme informate, con lo studio serio, lungo e rigoroso che una laurea scientifica specialistica richiede. Nel chiamare “benessere e salute dei figli” l'irrisolta inconsapevole lotta alle proprie dolorose repressioni, tabù e frustrazioni d'infanzia. L'equivoco sta nel confondere il fascino delle medicine naturali, con la fobia paranoide. Secondo la quale 3,14 non può che essere una sola cosa: un complotto. Di qualche lobby della matematica, senza ombra di dubbio. Quindi, orsù: si disponga un'altra cicuta! Per chi, se Socrate è già morto? Per Pi, il greco. L'ha votato la rete. - Quarantaquattro gatti in fila per sei, col resto di due - |