Una paura.
Inevitabilmente presente in ogni amore, è il timore di perdere l'altro.
L'”oggetto” d'amore, nel linguaggio della psicanalisi.
Più ancora: il sospetto che qualcuno, qualcuna o qualcosa arrivi a portarlo via, a “rubarcelo”.
E' la paura che l'esperienza dell'amore arrivi a finire a causa della presenza di un terzo.
Gelosia deriva da una parola greca che significa “brama, desiderio” e contrariamente a quello che si potrebbe pensare non è rivolta tanto nei confronti della persona amata, bensì verso un altro soggetto con cui si entra in rivalità, perché avvertito come potenziale nemico che potrebbe portarci via l’affetto di chi amiamo.
Direttamente proporzionale al senso di insicurezza e di inferiorità personale, arriva ad assumere forme di controllo che diventano vere e proprie ossessioni. Di manipolazione, di asfissia relazionale.
La letteratura abbonda di personaggi ed episodi: Otello che dietro le insinuazioni del perfido Jago arriva a costruire castelli e fantasmi sull'infedeltà della moglie Desdemona, fino alla totale autodistruzione finale: una storia di omicidio-suicidio.
Roland Barthes, in “Frammenti di un discorso amoroso” descrive bene la spirale in cui ci si avviluppa: “Come geloso, io soffro quattro volte: perché sono geloso, perché mi rimprovero di esserlo, perché temo che la mia gelosia finisca col ferire l’altro, perché mi lascio soggiogare da una banalità: soffro di essere escluso, di essere aggressivo, di essere pazzo e di essere come tutti gli altri.”
La parola appropriata è questa: angoscia.
Perché, nella sua sostanza, l'esperienza dell'amore è esperienza dell'esposizione alla libertà assoluta dell'altro. L'amore comporta inevitabilmente il rischio della perdita. L'amore vero è l'incontro tra due libertà. Tra due libertà egualmente assolute. E' 'esposizione totale alla assoluta libertà dell'altro. Per questo l'esperienza più inebriante dell'amore si ha quando l'altro, pur potendo liberamente desiderare qualsiasi altro, desidera me.
Un'esperienza perciò inevitabilmente sempre esposta alla possibilità della fine. In quanto si fonda sulla libertà, non sul possesso.
Serve coraggio per sopportare, anzi per meglio dire supportare, questa libertà.
Serve educazione al coraggio, alla capacità di tollerare la fatica della “costruzione di un amore”, come nella canzone di Ivano Fossati.
Serve educazione alla pazienza, al limite.
Alla tolleranza della frustrazione che inevitabilmente l'esperienza del vivere comporta: sconfitte vittorie risalite.
Serve coraggio e forza nel saper dire “NO”, senza timore di risultare cattivi o poco caritatevoli.
Amore, coraggio, libertà.
Tre parole che non viaggiano mai separate.
- If You Love Somebody Set Them Free -