Una spassosissima creazione del talento italico, a nome Bruno Bozzetto.
La trama:
I Vip sono una stirpe di superuomini che difendono il mondo dalle ingiustizie, già dalla comparsa della specie umana sulla terra.
Ad ogni generazione, il Vip di turno si innamora e sposa una superdonna in pericolo, ma l'ultimo Vip, Baffovip, fraintendendo il concetto di super con un supermarket, convola a nozze con la cassiera del supermercato.
Ne nascono due figli “Vip”. Tuttavia mentre il primo, chiamato Supervip, ha tutti i poteri del supereroe ereditati dal padre (l'ultra forza,la supervelocità, il volare come un jet), suo fratello minore Minivip può al massimo svolazzare a mezzo metro da terra con due alette striminzite. Emette solo il bagliore di un lumicino, visibile appena nelle tenebre della notte.
Per curare il complesso di inferiorità che questo fatto provoca a Minivip, un'équipe di psicologi gli consiglia una crociera per mare.
Insomma, la traduzione cinematografica di una questione vecchia come il mondo, della quale tra i primi a livello scientifico si occupò Alfred Adler, figlio di un piccolo commerciante israelita.
Nato a Rudolfsheim, quindicesimo distretto nel sobborgo di Vienna, il 7 febbraio 1870. Di bassa statura, salute precaria, soffrì di rachitismo. La condizione di isolamento e di immobilità imposta per motivi terapeutici gli propose già da bambino i problemi dell'inferiorità e della socializzazione.
Sono sempre stato profondamente convinto che dietro a ogni ideologia, sistema di pensiero, weltanschauung, ci stia sempre e prima la biografia del suo autore.
La scelta della carriera medica, per Alfred Adler, fu precoce. Come studente non fu brillante. Compì nella capitale austriaca tutti gli studi, laureandosi nel 1895. Dapprima si specializzò in oftalmologia, ma poi, considerando troppo ristretto questo settore, optò per la medicina interna.
Nel 1902 conobbe Sigmund Freud, che Adler difese appassionatamente all'interno dell'associazione dei medici viennesi contro le critiche di antiscientismo che venivano mosse alla nascente e “scandalosa” psicoanalisi.
Nel 1907 conseguì la specializzazione in malattie nervose. Del 1907 è anche lo studio sulla "inferiorità degli organi" e dell'anno successivo quella del saggio sull'"istinto di aggressione".
All'interno del gruppo psicoanalitico la sua posizione di consolidò sino alla nomina, nel 1910, a presidente.
Richiamato alle armi come ufficiale medico all'età di 44 anni, a seguito dell'esplosione della prima guerra mondiale, ebbe modo di osservare sul campo le reazioni psicopatologiche agli eventi bellici.
L'avanzata del nazismo in Europa e l'apertura da parte degli ambienti universitari statunitensi influenzarono la decisione del suo trasferimento definitivo in America; nel 1930 venne incaricato dell'insegnamento della psicologia alla Columbia University e nel 1932 gli fu conferito il titolo di professore anziano al Medical College di Long Island.
Gli ultimi anni della sua breve vita lo videro impegnato nel lavoro di diffusione delle sue idee, che propagandava direttamente con conferenze, spaziando dai temi della psicoterapia alla criminologia e alla pedagogia.
"La conoscenza dell'uomo" (del 1927) costituisce l'espressione più completa dei suoi principi teorici, fondamentalmente riassumibili in questo:
- lo stato di salute mentale è caratterizzato da ragione, interesse sociale e auto-trascendenza;
- quello di disordine mentale invece da senso di inferiorità, egocentrismo, senso di superiorità o bisogno di esercitare potere su altre persone;
- gli psicoterapeuti adleriani dirigono l'attenzione del paziente sul fallimentare e nevrotico carattere delle proprie aspirazioni allo scopo di fargli superare il senso d'inferiorità.
A Minivip, tornando al film, qualcosa non va per il verso giusto e finisce, assieme ad un leone che poi si rivela essere Lisa (una studentessa di antropologia intenta a scrivere una tesi proprio sulla stirpe dei Vip), sull'isola di Happy Betty la regina dei supermercati HB.
Questa donna arrogante, a capo di un'organizzazione segreta, ha progettato un folle piano per rendere l'umanità intera una massa di docili consumatori.
Dopo molte divertenti peripezie, sarà tuttavia proprio Minivip a salvare il mondo e far innamorare di sé una delle vittime di Happy Betty, dimostrando che sia lui che suo fratello sono super Vip che si equivalgono a vicenda.
Morale della favola: l'idealizzazione di un capo, o di un presidente, come “superuomo” è sempre direttamente proporzionale alla buca della frustrazione nella quale annaspi.
La fregatura? Laddove chiami “forza” ciò che è semplicemente “arroganza”, il boomerang è praticamente dietro l'angolo.
Adori il duce di turno, alimentandolo con la tua nevrosi.
Meno te ne accorgi, più la buca s'ingrandisce.
Hai bisogno di chiamare il leader “Caro, Figo, Maximo...” proporzionalmente a quanto qualcosa dentro (si chiama inconscio) ti sussurra: “Quanto mi sento piccolo, ohibò”.
- tu vuò fa' l'americano -