IL PRIMO AMORE
E te ne vai, Maria, tra l'altra gente
L'altra gente, giá. Chissá se Fabrizio c'é mai stato, in questi posti. Se l'ha calcata, questa terra. Di lui so che all'esegesi s'è dedicato. Allo studio degli scritti apocrifi, in particolare. Ne é nato un disco, uno dei suoi piú belli. Con quelli che poi si chiameranno PFM. Chissá chi sará qui, poi, l'altra gente. Yerushalayim / al-Quds / "La Santa". Suolo calpestato, suolo martoriato. Intriso dal sangue di tanti poveri Cristi. Figli di qualche intifada di periferia, o di un popolo chiamato eletto e per ció stesso inviso, perseguitato. Anno 2016 del Signore. Ti puó capitare, entro le mura della città vecchia, nelle vie tra i quartieri giudaico, cristiano, armeno o musulmano, di incrociare un ebreo ultra ortodosso. Ti puó capitare, se porti una croce al collo o un saio di frate francescano, come padre Flavio, che l'Ashkenazita, da sotto il suo cappello nero, ti sputi in volto. Una, due, tre, volte. E te ne vai, Maria, tra l'altra gente, che si raccoglie intorno al tuo passare Scendi la via verso Gerico - oggi rimane poco della citta piú antica del mondo - e dietro un incrocio presidiato da una camionetta di giovanissimi militari dell'esercito israeliano, maschi e femmine, la leva obbligatoria per loro dura tre anni, due per le femmine, la polvere che calchi gia si chiama: Palestina. Gerico, 240 metri sotto il livello del mare. In una depressione che arriva fino a -400 metri, sulle rive del Dead Sea. Senti l'aria pesante, non solo nei polmoni. Sai che fra un'ora forse piangerai poi la tua mano nasconderà un sorriso: gioia e dolore hanno il confine incerto nella stagione che illumina il viso Gerusalemme, di nuovo. Punge il naso, a quest'ora tarda della sera, il vento freddo di fine novembre lungo il selciato della discesa che conduce al vicolo del Santo Sepolcro. Adesso giá chiuso, secondo un rituale complesso che vede l'ultimo passaggio: la consegna della chiave da parte dei monaci ortodossi alle diciannove precise. A chi? A una famiglia, di fede musulmana, che abita di fianco. Giusto per garantire una neutralitá, dopo le secolari diatribe che hanno visti contrapposti e litigiosi anche su questo i fratelli cristiani di diverse confessioni. Cattolici, armeni, copti ortodossi. Poco tempo fa, per una questione di precedenza, se le sono anche date di "santa" ragione. Proprio dentro al tempio. Una prova in piú, se ce n'era bisogno, di quale ginepriaio sia il cuore umano. E di quanto arduo sia molto spesso tenere assieme valori e passioni, per chiunque. L'occasione, questa passeggiata informale tra i vicoli, per una chiacchierata con Giuseppe e un manipolo di amici conosciuti in viaggio. La storia é di quelle che ti fanno accaponare la pelle, ma non a causa del rigore invernale che anche quassú, nella città santa alle tre religioni monoteiste, si fa sentire acuto dopo il crepuscolo. Giuseppe parla dei suoi giorni a Calcutta, presso le suore di Madre Teresa. Della risposta seguita alla sua domanda: "Cosa devo fare?" "Vieni, seguici!". Prima tappa, una discarica. Una delle tante, in quell'immensa megalopoli. Borsette di plastica, per l'immondizia. Fuoriescono delle manine. Sono corpicini, di bambini. Quelli che ancora si muovono, soccorsi immediatamente. Gli altri, piccoli cadaverini di vite durate meno del soffio di un respiro, il funerale e la sepoltura. Giuseppe ancora piange, nel ricordare. Racconta di un giovane indiano, dai capelli nerissimi lunghi fino alle spalle. Bellissimo, un Cristo del Caravaggio. Gli ha tenuto la mano l'ultima notte della sua vita, sul pavimento di Calcutta. Bellissimo, i vermi delle viscere giá in decomposizione che fuoriescono dal naso. Ma sorrideva. E' morto cosi, sorridente. Aveva qualcuno che gli teneva la mano. Quei poveri disgraziati muoiono cosí. Chi non ha niente, nulla piú e forse mai da perdere, sorride. Poi le storie di piccole prostitute di 4-5 anni, truccate in onore della dea Kālī e abusate da ricchi occidentali. Spesso i medesimi bempensanti che rientrati in patria si sprecheranno nelle orazioni dell'"aiutiamoli a casa loro". Giuseppe confessa che a un certo punto non ce l'ha fatta, più. Ha lasciato che fossero delle mani di donna a lavare, lenire, accarezzare, bendare e asciugare quelle carni ferite. Le mani delle sorelle di Teresa, anime e volti di donna fasciate dal saio bianco e azzurro, in Oriente i colori del lutto e del cielo. E te ne vai, Maria, tra l altra gente che si raccoglie intorno al tuo passare siepe di sguardi che non fanno male Qui da un angolo, a fianco del Santo Sepolcro, la visuale arriva dritta alla cima del Calvario. Dicono sia esattamente da questo spiraglio che tu abbia assistito alla carneficina di tuo figlio, sulla croce. Non c'è strazio maggiore a quello di veder morire un figlio. Lo sanno glii operatori di oncologia pediatrica. lo sa la madre di Giulio Regeni, giovane ricercatore italiano il cui cadavere seviziato é stato fatto trovare in mezzo ai topi di un fossato, a cittá del Cairo. Quelle che hanno inseguito un figlio lungo le vie di un perverso autoannientamento, schiavo dell' eroina. O una figlia alienata davanti a uno specchio mendace, al quale si é consacrata nella violenta diuturna prostituzione del digiuno anoressico. Ave alle donne come te, Maria femmine un giorno per un nuovo amore povero o ricco, umile o Messia Ci sono amori impossibili. Amori nonostante, amori contro qualsiasi speranza. Imperturbabili alla razionalitá, avversi agli assi cartesiani. Dev'essere per questo motivo che l'umanitá procede ancora, malgrado il potenziale bellico degli arsenali miltari sia sufficiente a far saltare in aria piu volte questo nostro pianeta. Qualcosa del genere é capitato anche qua, in terra di Giudea e Galilea, lungo il corso del fiume Giordano. Su questo monte chiamato Golgota hanno crocifisso le carni di molti. Uno, il figlio di un carpentiere. Di Nazareth, ma nato a Betlemme per via di un censimento. Betlemme, "Città del pane", in Cisgiordania. Territorio palestinese, parzialmente occupato da Israele in forma "preventiva" dopo la seconda Intifada/guerra delle pietre dei primi anni duemila. Ora un muro come altri "della vergogna" lungo 700 chilometri e alto otto metri spartisce anche qui la differenza tra ricchezza e povertá. Allora regnava Tiberio, imperatore a Roma. Pilato il procuratore della Giudea. Chiunque sia stato, quel Gesú di Nazareth, il messaggio che ha consegnato all'umanità é rivoluzionario. Una totale rottura di pensiero con gli schemi di pensiero precedenti e dominanti. Fraternità universale, senza paure, senza pregiudizi. “They shall eat together, together shall they bless and together they shall take counsel” (Mangeranno insieme, insieme si benediranno e insieme adotteranno consiglio). Così la regola della comunità di Qumran, una località sulle sponde del Mar Morto, preziosissima agli archeologi e agli storici per aver custodito fino ai giorni nostri i più antichi rotoli e pergamene della Sacra Scrittura pervenutici, preservandoli dalla distruzione di Gerusalemme ad opera di Tito Vespasiano Flavio, futuro imperatore romano, nell'anno 70 dopo Cristo. Un comandamento e un uomo, quel figlio del falegname, scomodo al potere autoreferenziale della "pura onestá" farisaica. Al sinedrio, ai sacerdoti del tempio. Perció arrestato con uno stratagemma, per mano di un traditore, uno dei suoi. Giuda, l'Iscariota. Dopo un processo sommario, condannato al tipo di morte che si riservava ai piú spregevoli briganti. Schernito e denigrato con sputi, calci, insulti e una farsesca incoronazione di spine. Cose non dissimili da quanto ancor oggi avviene, in molti angoli della terra o piú speditamente nelle pagine dei social network. Si chiama calunnia, nasce dall'invidia e dalla frustrazione. Crocifisso in mezzo ad altri due galeotti alla vigilia della Pasqua ebraica e subito sepolto secondo il rituale locale - polsi e caviglie bloccate da lacci, per facilitare il trasporto del cadavere - cinquanta metri piú in basso, entro un lenzuolo di lino. Poi, qualcosa dev' essere avvenuto dietro quella soglia di pietra. Ora a quella tomba vi si accede dietro un vicolo qui, a Gerusalemme. Di certo, quel "qualcosa" la storia l'ha cambiata. Femmine un giorno e poi madri per sempre nella stagione che stagioni non sente Al mattino, due donne. Una tomba vuota. Il corpo dell'uomo crocifisso, adesso fisicamente assente. Silenzio, stupore. Qualcosa di indicibile, ineffabile. Come il primo amore, tre spanne sopra il cielo. Come nell'estasi sessuale, quando la divisione si annulla. Nei corpi, nelle anime. Appena dopo il culmine, poi che gli inesorabili spasmi del piacere s'acquietano muti entro un abissale abbraccio, di Pace. Quasi come poter morire, che nulla resta piú, oramai, da dire. Quasi come risorgere, dopo il terrore d'essersi perduti, per sempre. Ave, Maria, adesso che sei donna - My Lord, What A Morning - https://youtu.be/w2XW3BmU4C4 |