Riesce a farne fuori tre.
Un'agenzia russa di San Pietroburgo (l'ex Leningrado) diffonde ad arte fake news al fine di condizionare consultazioni democratiche in Europa e in Italia, ad uso dei partiti “antisistema”.
Quelli del “mandiamoli a casa tutti”, del “ci hanno rovinati”, del “è tutta colpa loro”.
Dal 2015 la East StratCom, la task force messa in piedi dalla Ue per andare a caccia di bufale made in Russia, ha catalogato 3.300 false notizie diffuse in 18 lingue.
Esempi? Il presunto referendum pronto per essere indetto in Irlanda all’indomani della Brexit, la possibilità che una vittoria del sì al referendum nei Paesi Bassi sull’accordo UE-Ucraina avrebbe provocato una serie di attentati in Olanda, le improbabili dichiarazioni salvifiche di Putin sull'economia italiana, ecc...
L'ingenuo - altri usano il termine webete - beve.
Generalmente chiuso nella propria stanzetta, al di fuori di qualunque confronto o impegno politico diretto. Una sorta di godimento auto-erotico, spesso compulsivo, teso alla ricerca della “notizia” più velenosa di tutte. Più distruttiva, più accusatoria.
E poi distribuisce (oggi si dice: “linka”).
Tramite copia-incolla, colto da un apostolico afflato al convincimento altrui.
Ben lungi dal premere prima un paio di tasti sul medesimo suo smartphone, giusto a titolo di verifica sulla verità e attendibilità di quanto sta per diffondere.
Cioè inquinando. Avvelenando.
Attuando in tal modo una vera e propria “coazione a ripetere”. Tossicissima.
Cosa accomuna psicologicamente questi sorseggi di frustrazioni, appoggiati al collaudato meccanismo dello sguardo paranoide?
Lo sproporzionato potere che ha l'inquinamento, sulla pulizia.
La scandalosa facilità con la quale per uccidere un uomo basta un istante, mentre per costruire una vita, un'intelligenza, nove mesi più infiniti altri scalini da salire.
Per macchiare un candido lenzuolo è sufficiente una cacca di mosca.
Per ammazzare un uomo - azzerare un'esistenza - uno stupido proiettile.
Il 1920 segna una svolta fondamentale nel pensiero di Sigmund Freud.
Sono gli anni successivi al terribile primo conflitto mondiale. Freud era troppo anziano per parteciparvi, ma non i suoi figli maschi: Oliver, Ernst e Martin.
I primi due combatterono sin dall’inizio e per tutta la durata della guerra, mentre Martin fu richiamato in un secondo momento. Poi fu dato per disperso. In realtà era prigioniero in Italia; fu in seguito liberato, nell’Ottobre 1919.
Freud scopre in quegli anni che l'equilibrio psichico gioca su istinto alla vita (eros) e istinto alla morte (thanatos).
I due hanno pari importanza.
L'uomo non cerca solo il piacere, ma in fondo agogna la propria morte come ritorno allo stato iniziale di non vita.
Cioè a quello stato “assoluto” da cui tutti originiamo.
Una sorta di nirvana orgasmico, la cui ricompensa sembrerebbe consistere nell'estinzione di ogni disagevole tensione.
Altri, dopo di lui, hanno descritto la spinta alla "felicità nel male" come animata da un desiderio di godimento che nella distruttività trova una forma di piacere.
Vivesse oggi, credo Sigmund non trascurerebbe certo i Social Network, oltre all'interpretazione dei sogni, i lapsus e gli atti mancati.
E forse, prima di una lunga psicoterapia, consiglierebbe come “rinforzo dell'IO” un semplice ordinario click a un sito tipo: “www.bufale.net”.
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