Con questo aforisma cercavo di spiegare alle mie figlie, quand'erano piccole, che c'è sempre una prima volta. Che talvolta coincide con l'ultima.
Era quando mi chiedevano il permesso per qualche impresa che - all'occhio del genitore - risultava pericolosa.
Oppure quando cercavo di spiegare che le cose possono cambiare.
Che non è il “di solito” a garantire l'eternità.
Vabbé. Adesso che la più grande s'è data all'alpinismo e - un giorno sì, due altri ancora - è a scalare qualche parete o ghiacciaio in alta montagna, con i suoi cinque compagni di avventura, meglio smetta di pensarci.
Freud l'ha chiamata “rimozione”. E' il primo, il più massiccio dei “meccanismi di difesa”.
Hai presente quando a casa hai attaccato contemporaneamente la lavastoviglie, il forno con la crostata a cuocere, la lavatrice, e ti metti pure a stirare? Che succede?
Succede che... bam! Va via la luce. Di colpo.
E' scattato il “salvavita” (che i bravi elettricisti chiamano “interruttore differenziale”).
Ecco, la rimozione funziona così. E' un lavoro dell'inconscio.
Consiste nell'inconsapevole cancellazione di un ricordo, di una esperienza che il soggetto ha vissuto come acutamente angosciante o traumatizzante.
Che vuol dire, angosciante o traumatizzante?
Quando accade all'improvviso.
Quando produce uno spavento acutissimo.
Quando fa sì che il soggetto diventi impotente ed incapace di controllare situazioni.
Quando il soggetto sente di subire qualcosa di così tremendo da produrre un danno, anche fisico, irreparabile.
Certo, avviene anche a livello sociale, come no?
Pensa alla questione ambientale.
Hai visto com'è ridotto il ghiacciaio della Marmolada?
Che agonia.
O il nevaio in alto a destra sulla parete del monte Civetta? Hai notato di quanto si è ridotto e tinto di marrone, negli ultimi anni?
Luglio 2019 è stato il mese più caldo da 140 anni a questa parte.
Se si sciolgono ghiacciai come quelli della Groenlandia, pensi che non accada nulla?
Hai idea di che effetto può avere sull’ecosistema degli oceani e dei mari artici una simile massa di acqua dolce? In due parole: potrebbe arrivare a modificare per sempre la Corrente del Golfo. Quel flusso di acqua calda che va dal golfo del Messico al mare di Barents. Che rappresenta il motivo per cui il nostro clima, tra Europa e Nord America, è temperato.
Secondo i climatologi, cambiamenti irreversibili nella corrente del golfo sono l’unica cosa da evitare a ogni costo, se vogliamo evitare scenari da “Day After Tomorrow”.
Pensa solo al fatto che - causa anche le temperature altissime - tra l’Alaska, Yakutia e le regioni siberiane di Irkutsk, Krasnoyarsk e Buriazia, gli acri di terreno incendiati in questi giorni hanno superato i 2 milioni.
Una superficie superiore a una regione come la Val d’Aosta. Questi incendi hanno emesso in atmosfera circa 100 megatonnellate di biossido di carbonio, una cifra pari alla quantità di anidride carbonica prodotta in un anno da una nazione come il Belgio. Ad andare a fuoco non sono i tronchi degli alberi, ma i terreni di torba, che altro non sono che depositi di carbonio. Questo rende ancora più difficile domare le fiamme, che potrebbero potenzialmente durare settimane, se non mesi, e aumentare esponenzialmente la CO2 rilasciata in atmosfera, aumentando la gravità della catastrofe ecologica, e il riscaldamento del clima. Che, a sua volta, produce tutte le anomalie climatiche che stiamo vivendo da queste parti, e un po’ di più.
Non è raro che durante i mesi estivi si sviluppino incendi in queste zone, ma erano almeno diecimila anni che le fiamme non divampavano a questa velocità.
Le temperature straordinariamente elevate registrate tra giugno e luglio hanno portato a roghi senza precedenti che stanno distruggendo la flora e la fauna e immettendo enormi quantità di gas serra che contribuiranno ad aumentare ulteriormente il riscaldamento globale.
Li vedi, i telegiornali? Quanto ne parlano, di queste cose?
Rimozione.
Rimozione.
Come se il problema fossero un centinaio di disperati in mezzo al mare. Da tenere lì, in ostaggio al nichilismo convulsivo di un politico oramai preda e vittima del suo delirio di impotenza.
Si, hai letto bene: delirio di impotenza. La versione inversa di quello freudiano.
Non c'è limite, al peggio.
Sapendo che i migranti economici e climatici – non c'è nulla da fare, è questione darwiniana – saranno sempre di più. Sempre, sempre di più. E un giorno saremo, anzi già lo siamo, noi.
Ieri sono sceso al mercatino dell'antiquariato, che periodicamente tengono in questo piccolo borgo montano dove mi trovo in questi giorni. Non ho saputo resistere a due acquisti: una piccola ocarina artigianale, a 5 fori con un suono strepitoso. Anche se finora l'unico effetto che ho sortito è stato quello di terrorizzare la mia gatta, che adesso mi guarda come vedesse un mastino napoletano.
Il secondo acquisto, un raro libro di proverbi veneziani. Spassosissimo.
Senti questo:
“I morti verze i oci a i vivi”
(I morti aprono gli occhi ai vivi)
E questo:
“La consolazion del pitoco, l'è vedar el miserabile”
(La consolazione del povero, è vedere il miserabile)
E infine questo:
“Co i ladri se fa la guera, segno che i xe d'acordo”
(Quando i ladri si fanno la guerra, segno che sono d'accordo)
Ah, non te l'ho detto, ma lo sai che ancor oggi mia figlia ogni tanto mi fa:
"Papi: ma allora 'sto famoso Piero... xèo morto si, o no?”.
Eh? Dici abbia voglia di prendermi in giro?
- ogne scarrafone è bell' a mamma soja -