Non mi divertono il loro stress, le loro ansie e timori. No, non è un godimento cinico, il mio.
Il sorriso deriva, all'opposto, dall'immaginare quale opportunitá, fatica e pathos (si, certo, non da tutti agognati..) rappresentino queste ore investite a studiare la storia, la letteratura moderna e contemporanea, in particolare. La poesia, l'arte. Le vicende degli uomini nel loro organizzarsi sociale, politico, affettivo e relazionale.
L'ansia da esame che oggi stanno vivendo è probabilmente il miglior vaccino a un altro tipo di panico: quello che caratterizza - consapevolmente o piú spesso a livello subconscio - altri: le personalitá esistenzialmente piú fragili e insicure. Quelle che hanno costantemente bisogno di un "estraneo" cui opporsi, perché senza qualcuno "contro" il quale identificarsi, rimangono drammaticamente clandestine a se stesse.
E' questa la consapevolezza che le pagine di storia possono fornire, alimentare, sviluppare. Quella che l'esperienza clinica, sulla scia di terapeuti come Alfred Adler, quotidianamente conferma: che di un duce ha bisogno solo il debole; che dal timore verso un immigrato trae consistenza solo il frustrato; che di post "copia e incolla", senza una briciola di pensiero critico personale, neanche in termini di verifica di autenticitá, vive esclusivamente chi è psicologicamente immaturo e irrisolto.
La paura é il piú potente motivatore dell'agire umano. Perció conviene dirigerla contro l'ignoranza, piuttosto che contro i libri. Contro la povertá, piuttosto che contro i poveri. Contro il pregiudizio, piuttosto che contro la conoscenza e la diversitá.
Quindi: in bocca al lupo, ragazzi!
Buono studio, buona cultura e migliori meritate vacanze, poi!