Scegliere la località per una vacanza, accettare una proposta di lavoro, decidere se stare o meno con un partner in amore, investire o meno in un'operazione finanziaria, buttarsi dalla finestra... così come tutte le mille altre decisioni del pensiero e gli impulsi dell'emotività: ciascuna legata a qualche microVolt che si attiva lassù, dentro la calotta cranica, e può segnare il destino della nostra esistenza, a breve e lungo raggio.
E' di un italiano (si, ancora e sempre noi, popolo di geniacci e lestofanti...) una tra le scoperte più importanti nell'ambito delle neuroscienze dell'ultimo ventennio. Parliamo di Giacomo Rizzolatti, nato negli anni trenta a Kiev - allora parte dell'Unione Sovietica - da genitori italiani, entrambi medici. Costretto a fuggire dalle purghe staliniane, e dalle leggi fasciste italiane a risiedere nel paesino natale dei nonni: Clauzetto, 500 anime in tutto nei pressi di Pordenone.
Laureatosi a Padova, poi docente a Parma e Milano.
Per primo ha descritto il funzionamento dei cosiddetti “neuroni specchio”, a partire dall'inizio degli anni '90.
In sostanza, lui ed il suo gruppo di ricercatori hanno dimostrato che l'attività cerebrale corrispondente ad un movimento - o addirittura alla semplice intenzione di compierlo - non si attiva solamente quando noi lo eseguiamo, bensì anche quando vediamo effettuare questa azione da qualcun altro che stiamo osservando.
Da qui il nome di neuroni-specchio.
In pratica, il nostro cervello sente e capisce in modo “sensoriale” - non solo cognitivo - i movimenti, le emozioni e le intenzioni altrui.
Una competenza che dal punto di vista empirico già secoli di attori, buoni comunicatori, terapeuti di talento, seduttori, leader carismatici implicitamente esercitano, a piene mani.
Ma che ha portato nuova luce sulla profondità neurobiologica delle implicazioni di tutto ciò in diverse discipline: psicologia sociale, economia, politica, marketing, filosofia...
Tutto il repertorio di tecniche comunicative che a partire da Milton Erickson fino alle più recenti propaggini della PNL e della terapia strategica vengono utilizzate, ha visto quindi accendersi una formidabile luce non solo sul “come”, ma anche sul “perché” funzionano.
Dal punto di vista antropologico, poi, la scoperta dei neuroni-specchio ha per certi versi ribaltato la visione dell'“homo homini lupus” che già Hobbes e Bacone, lungo la cinica scia di Plauto, ci avevano fornito a spiegazione del naturale egocentrismo che pare contraddistinguere i comportamenti umani.
Piuttosto, specie di fronte alla sofferenza altrui, scattano in noi dei meccanismi di identificazione empatica che rendono inevitabile in chi guarda lo sperimentare lo stato di chi gli sta di fronte.
Hai presente un bambino che vede un altro piangere? Cosa fa? Come reagisce?
Anche in questo, i piccoli superano di gran lunga gli adulti...
Pur se non tutti riescono a tradurre l'attivazione neuronale in efficaci atteggiamenti di comunicazione o di supporto, quando questa connessione tra sguardo e impegno emotivo si realizza scatta in noi qualcosa di simile a ciò che in un bel film di John Curran una delle protagoniste afferma: “Quando amore e dovere coincidono, allora la grazia è dentro di te”.
Potenti, davvero, queste leggi neurobiologiche cui “nullu homo vivente po' skappare”.
Ma queste cose un innamorato - ed ogni vero motociclista (!) - le conosce già.
Perché è solo... “in certi sguardi, che si intravede l'Infinito”.
C'è qualcuno che non l'abbia mai sperimentato?