Questo sto pensando, scalando il sentiero nel bosco.
La natura, che si rigenera.
Sempre nuova, eppur eternamente uguale a se stessa.
Gli aghi dei pini che si aggiungono ai precedenti. Li sorpassano. Li scavalcano.
Più chiari, luminosi: segno della linfa nuova.
Freschezza, forza, energia indomabile.
Come la pelle dei neonati.
Come i capelli delle ragazze di vent'anni.
Belli, si.
Ma che fatica, sto sentiero... non me lo ricordavo così ripido.
La cosa che più mi piace di questi sempreverdi è che non distruggono le parti che li hanno preceduti. Vi crescono sopra, semplicemente.
Con gratitudine, mi verrebbe da pensare.
Senza il tratto di ramo precedente, nemmeno potrebbero stare al mondo.
Non sentono il bisogno di demolire, aggredire e criticare per partito preso, come capita agli umani.
Un pensiero balzano - che sia per via del fiatone, mentre “combatto” contro la pendenza? - mi si affaccia alla mente.
Me lo ispira un saggio di Steven Pinker, docente di psicologia cognitiva a Harvard, che ho letto ieri. Dati alla mano documenta come - contrariamente a quanto si pensi - il rischio di morire per mano di un proprio simile è statisticamente 60 volte inferiore rispetto al Basso Medioevo. Democrazia, libertà di espressione, diritti delle donne sono state tutte conquiste che hanno dimostrato la loro efficacia nella pacificazione della società.
Eppure la demagogia ha gioco facile nel rappresentare i rischi indotti dallo “straniero”, dal “burocrate”, dalle “lobbies” complottiste. Si tratta di un'illusione psicologica, evidenziata dai lavori di Daniel Kahneman, nei quali è stato dimostrato che valutiamo la probabilità di un'avvenimento in funzione della facilità con cui riusciamo a rappresentarcelo mentalmente. Vedi gli incidenti aerei: quando un aereo si schianta veniamo ricoperti da un diluvio di immagini, molte di più rispetto agli incidenti stradali che mietono un numero enormemente superiore di vittime. Così il nostro cervello si riempie di scene terrificanti riguardanti le cadute degli aerei, mentre non ci facciamo spaventare dall'idea di salire in automobile.
E allora mi scappa un sorriso.
- non ho detto gioia -
In mezzo al fiatone, si.
Poi penso a come siamo diventati un po' tutti “leoni da tastiera” che sfogano l'aggressività sui Social con una violenza verbale a volte parossistica, quando invece a quattr'occhi, a distanza ravvicinata, saremmo persone mansuete e incapaci di far male a una mosca.
E, come ricorda Marco Cattaneo nell'editoriale dell'ultimo “Mind – Mente & Cervello”, l'anonimato, l'assenza di emozione della parola scritta, la distanza fisica e psicologica siano tutti fattori che rendono gli scambi più impersonali, e più bellicosi.
Già.
Come la disponibilità a lasciarsi sedurre da promesse irrealizzabili e aspettative di pura illusione.
Epperò funzionali a ciò che piacerebbe sentirci dire.
Ma questo pensiero lo spengo, subito.
Altrimenti mi vien da girarmi, e tornare giù subito, in discesa.
Come dici?
Sarebbe più facile?
Hai ragione.
- non ho detto gioia -
https://youtu.be/s-rulfPyxuM