Sarà tutto nuovo, tutto diverso, tutto migliore!
Parlo delle prossime votazioni politiche nazionali, ovviamente.
Chi cerca di apparire forte seminando paure, al vento.
Raccoglierà tempesta, certamente, ma per adesso i più ingenui ci credono.
I più frustrati, i più poveri. Non solo di “soldi”: più spesso di umanità, di cultura, di senso critico.
I più bisognosi di sicurezza. Quella che non trovano o non mai hanno costruito dentro di sé.
Quelli che hanno bisogno di sentirsi dire “un cattolico per chi deve votare”.
Miserere.
Altri si regaleranno un pugnetto d'anni di “eroica” opposizione.
Grandi ideali, zero potere.
Zero probabilità di guadagnare un consenso sufficiente a governare, ma vuoi mettere come ci sia più gusto (e oltremodo più facile) limitarsi a denunciare, scandalizzarsi, protestare e stracciarsi le vesti cantando “Bella Ciao” piuttosto che assumersi la responsabilità delle scelte, delle decisioni a maggioranza (si chiama democrazia, Bellezza) dei tagli alle spese, necessari e inevitabili?
Dei piccoli farisei e della loro adolescenziale sindrome paranoide (le colpe sono tutte-sempre-solo degli altri) ho già scritto. A me, danno solo noia.
Si, il prossimo 4 marzo ci illuderemo ancora una volta di votare secondo valutazioni razionali.
In realtà, come ci ricorda Paul Ekman:
“L'emozione cambia i modi in cui gli individui vedono il mondo e interpretano le azioni compiute dagli altri. Le persone non cercano di opporsi alle ragioni per le quali provano una particolare emozione: cercano, piuttosto, di confermare la stessa. Si valuta ciò che sta accadendo in conformità con l'emozione che si sta provando.”
Questione di tifoseria, ancora una volta.
Sono i classici argomenti che ritroviamo nei corsi di psicologia sociale, e psicologia della personalità.
Il tema dei “decisori” inconsci nelle nostre scelte.
Il tema dell'identità:
- come sono
- come mi vedo
- come voglio mi vedano.
Per esprimere “come mi vedo” basta che mi metta allo specchio.
In psicologia, che compili un questionarietto “self-report”. O autoriferito, per dirla in italiano. Comodo, facile, veloce. Anche al computer. Anche on-line.
Il profilo che ne esce, è sempre accattivante. Nella forma, perlomeno. Istogrammi colorati, ranghi percentili. Come la statura che i pediatri misurano ai bambini.
Così capisci subito sei sei, ad esempio, “estroverso o introverso” nella media/sopramedia-sotto media. E così via, lungo diversi tratti di personalità. Leadership. O resistenza alla frustrazione; socievolezza; tendenza all'ordine e alla precisione, eccetera.
Il come (voglio) mi vedano, basta farselo dire da qualcuno.
I politici, lo chiedono ai sondaggi.
Ma davvero, tutto ciò corrisponde al nucleo vero dell'identità, al “come sono” veramente?
In profondità?
Gli psicologi usano tecniche perlopiù psicanalitiche, per ricondursi a ciò.
Quelle dell'“Analisi dell'Io”.
Un frate francescano, attorno alla metà del secolo scorso, ha sviluppato invece un metodo di conoscenza attorno ad uno dei più raffinati (e automatizzati) comportamenti tipici dell'essere umano: la scrittura. Il gesto grafico.
Si, sto parlando della grafologia.
Nell'opinione più diffusa, una disciplina in bilico tra arti occulte e divinazione.
Viceversa, sottoposta al vaglio epistemologico (l'epistemologia è quella disciplina che si dedica alla valutazione dei fondamenti metodologici e alle strutture logiche della scienza) la grafologia si dimostra una tra le più interessanti “scienze umane”.
Evandro Agazzi, filosofo docente all'Università di Genova, ha fornito in quest'ambito contributi di rilievo.
Il frate francescano si chiamava Girolamo Moretti.
Visse nelle Marche, vivace territorio che attorno a Urbino ha visto svilupparsi i maggiori centri di studio del comportamento scrittorio, anche a livello di corsi universitari.
“Tendenze sortite da natura”, così egli definì quei tratti di personalità che è possibile evidenziare dall'analisi dei segni grafici (ne contempla poco meno di un centinaio) e dalle loro combinazioni in “categorie” (la Pressione, il Calibro, le Larghezze, l'Inclinazione assiale, il Ritmo, l'Accuratezza, ecc...).
Cosa voglio proporvi adesso?
Un'analisi delle scritture dei vari “tromboni” politici in onda in questi giorni nelle piazze e negli schermi televisivi?
Certamente no: per questo rivolgetevi a qualche buon grafologo. Ce ne sono, sempre più. Mi riferisco a quelli seri, formatisi con almeno tre anni di studio, pratica e tirocinio nelle scuole accreditate.
Voglio semplicemente dire, in primis a me stesso: non sarebbe bene guardare al di là delle maschere, delle apparenze, delle facciate, quando rivolgiamo a qualcuno il nostro sguardo, la nostra attenzione?
Sapendo che ciò che vediamo nella realtà, in fondo, è semplicemente ciò che vogliamo vedere, spinti da bisogni perlopiù emotivi?
Tutto sommato, carnevale è finito da qualche settimana.
Cosa dici?
No? Non è possibile?
Ah, già, hai ragione: domenica prossima ci sono le elezioni.
https://www.youtube.com/watch?v=jE7A4c66DtE