Cosa accomuna un simpaticissimo personaggio dei cartoni animati, un medico dell'Aereonautica ufficiale sanitario, e un capitano della Marina Militare Italiana?
In un post di qualche tempo fa, una mia collega specializzata e formatrice in Emotionally Focused Therapy proponeva queste quattro situazioni-tipo, inevitabili nella vita quotidiana, specie per chi ha a che fare con i bambini:
“Cos'ha bisogno di sentirsi dire, un bambino arrabbiato?”
- Sono qui con te
- Vedo che è dura, per te
- Cosa sente il tuo corpo, in questo momento?
- Sentire rabbia è ok, in questo momento
- Io ti terrò al sicuro
“Cos'ha bisogno di sentirsi dire, un bambino triste?”
- Sono qui con te
- Va bene, adesso, sentirti triste
- Hai voglia di parlare di ciò che ti rende triste?
- Piangere fa bene. Hai voglia di una coccola?
- Anch'io mi sento triste, talvolta
“Cos'ha bisogno di sentirsi dire, un bambino in ansia?”
- Sono qui con te
- E' normale, sentire questo
- Cosa prova il tuo corpo, in questo momento?
- Puoi dirmelo, se vuoi
- Vuoi che elaboriamo un piano, assieme?
“Cos'ha bisogno di sentirsi dire, un bambino deluso?”
- Sono qui con te
- E' normale sentirsi così deluso, in questa situazione
- E' dura, quando le cose non vanno come avremmo voluto
- Ti ascolto
- A volte le cose sembrano ingiuste
Bello, no? Chi non si sentirebbe in un “porto sicuro”, quando qualcuno ci accoglie, ci ascolta, ci ascolta e ci protegge così'
E - ci hai fatto caso? - in ciascuna di queste situazioni trovi un denominatore comune: “Sono qui con te”.
Anche nella terapia di coppia, l'indice del benessere/infelicità verte tutto attorno a queste due parole: “Ci sei/non ci sei mai”. Da adulti, come nell'infanzia.
Siamo programmati così: all'attaccamento, a una “base sicura”, che ci vuoi fare?
Bing Bong è un pirotecnico elefantino rosa, immaginario amico d'infanzia della protagonista, che nel film "Inside Out" (Pixar Animation Studios, 2015) a un certo punto si sacrifica e accetta di scomparire nel pozzo dei “ricordi perduti” per permettere a Gioia di poter raggiungere la centrale dei comandi dove risiedono le emozioni della bambina.
In questo film il regista Peter Docter, già autore e sceneggiatore di altri capolavori come Up, Toy Story, Monsters & Co., ha deciso di rappresentare le emozioni e il modo in cui influenzano il comportamento.
Il gesto eroico di Bing Bong sta tutto in quei tre minuti di video che continuano a far scorrere fiumi di lacrime, in chi li guarda.
Pietro Bartolo è un medico chirurgo, laureato all'Università di Catania, specializzato in ginecologia. È sposato e ha tre figli. Nominato nel 1988 responsabile del gabinetto medico dell'Aeronautica militare a Lampedusa, nel 1991 è ufficiale sanitario delle isole Pelagie. Nel 1993 diviene responsabile del presidio sanitario e del poliambulatorio di Lampedusa, dipendenti dall’ASP di Palermo.
Vice sindaco e assessore alla sanità dal 1988 al 1993.
Dal 1992 si occupa anche delle prime visite a tutti i migranti che sbarcano a Lampedusa e di coloro che soggiornano nel centro di accoglienza.
Nel marzo 2011 è stato nominato coordinatore di tutte le attività sanitarie nelle Isole Pelagie. Nonostante qualche settimana prima fosse stato colpito da un'ischemia cerebrale, è stato in prima fila nei soccorsi ai sopravvissuti del Naufragio di Lampedusa del 3 ottobre 2013 di un peschereccio carico di oltre 500 migranti, in cui persero la vita 368 persone.
Nel suo libro “Le stelle di Lampedusa” (Mondadori, 2018) trovi storie – non sono racconti, ma testimonianze – come questa:
«C’era questa ragazza madre arrivata a Lampedusa, che aveva perso l’uso delle gambe. Mi aveva detto che l’avevano violentata fino a paralizzarla. Era arrivata con un bambino. O almeno, pensavo fosse un bambino.
Quando le mie infermiere l’hanno lavata e pulita mi hanno detto che era una bambina.
Alla mamma, che era in condizioni ai minimi termini, non pesava più di 30 chili, le abbiamo messo le flebo. La bambina, ogni volta che mi avvicinavo alla mamma, mi aggrediva.
Quando le abbiamo dato i biscotti, lei non li ha mangiati. Li ha sminuzzati e imboccava la mamma come un uccellino.
Era da 6 mesi che si prendeva cura di sua mamma. E quando le mie infermiere l’hanno lavata, hanno trovato un gruzzolo di soldi su quella bambina, immaginate dove…
Aveva 4 anni, pensate. Quando l’abbiamo portata a Palermo, perché la madre doveva andare in ospedale, come facciamo con tutti i bambini, le abbiamo dato un giocattolo in regalo. Lei non l’ha voluto. Non era più una bambina».
Gregorio De Falco, ufficiale della marina Militare Italiana, si è laureato in Giurisprudenza all'Università degli Studi di Milano. Nel 1994 vince il concorso per entrare nel Corpo delle Capitanerie di Porto a Livorno. Frequenta i nove mesi di corso all'interno dell'Accademia navale.
Con il grado di Tenente di vascello, ricopre il ruolo di Comando a Santa Margherita Ligure, dove rimane dal 2003 al 2005.
Nel gennaio 2012 diviene celebre per i suoi interventi esortativi durante il drammatico naufragio della supernave da crociera Costa Concordia, registrati e diffusi da moltissime trasmissioni televisive. Interventi nei quali dapprima esorta, poi impone al comandante Schettino di tornare a bordo. Di non di fuggire come un vigliacco dalla nave che con una manovra stupida e temeraria aveva fatto affondare, causando la morte di 32 persone e mettendo a repentaglio quella di migliaia.
Eletto alle ultime votazioni politiche italiane nelle fila del partito che si è presentato come quello dell'Onestà. Ne viene espulso in data 31 dicembre 2018 assieme ad altri tre eletti - su decisione dei probiviri - per "reiterate violazioni del codice etico”.
In cosa consistette la sua colpa?
Aver deciso di astenersi in occasione del voto di fiducia per il cosiddetto “Decreto Sicurezza”.
Il comandante De Falco così ha commentato: “Mi dispiace molto e non me lo aspettavo. E’ una decisione abnorme e incostituzionale. Confidavo nel fatto che ci fosse uno spazio di democrazia che invece, a quanto pare, non c’è. Avrebbero voluto che la votassi a scatola chiusa”.
Due giorni fa, in occasione del nuovo voto di fiducia per la versione Bis del medesimo decreto, così si è espresso, rivolgendosi ai colleghi del partito che lo ha eletto:
“Il vero intento di questo provvedimento è creare la morte delle persone come deterrente.
Lo dico da uomo di mare. Aumentando la probabilità di morire in acqua, in realtà si spera che la gente non parta, ma dobbiamo avere consapevolezza che a chi fugge da morte certa anche la speranza di rimanere in vita è sufficiente per affrontare il pericolo.
Questa volta votate secondo coscienza, non secondo l’ordine di scuderia. Abbiate la schiena dritta perché questa è una norma criminogena, mortifera”.
Com'è andata a finire?
Il decreto è passato al senato per la conversione in legge con 160 voti.
56 voti provengono dal partito promotore del decreto cosiddetto “Sicurezza Bis”. Partito del quale per ora l'unica sicurezza giuridica (ribadita ieri con sentenza della Corte Costituzionale) è la confisca di 49 milioni di euro in rimborsi elettorali utilizzati per fini illegittimi grazie alla falsificazione dei bilanci dal 2008 al 2010.
3 voti da altri senatori.
101 dai senatori del Partito dell'Onestà.
Centouno, cinquantasei.
In coscienza ed esperienza, io ritengo che la vera sicurezza, anche dal punto di vista psicologico, si fondi sul coraggio. Quello che trovi un una “base sicura”, giusto per citare l'amato John Bowlby.
Una sicurezza che nasce dalla fiducia in un legame forte, in una presenza che incondizionatamente è lì, con te.
- Sono qui con te
- Vedo che è dura
- Io ti terrò al sicuro
- E' normale, sentire questo
- Ti ascolto
- Cosa prova il tuo corpo, in questo momento?
- Puoi dirmelo, se vuoi
- Vuoi che elaboriamo un piano, assieme?
- A volte le cose sembrano ingiuste
Altri sbraitano di minacce, paure create e alimentate ad arte, solo allo scopo di generare insicurezza.
Che è l'esatto opposto.
Che alla fine produce esattamente ciò che cercano: una sociopatia diffusa, dove ognuno si rinchiude egoisticamente entro i meccanismi difensivi della chiusura, del sospetto, del pregiudizio, della morte del senso morale.
E' molto più facile, comandare un popolo che hai ridotto in questo stato.
Otto Kernberg, Erik Erikson, Jean Piaget.
In questi tre autori - come in altri appartenenti al filone della cosiddetta “Psicologia dell'Io” - ricaviamo una descrizione del percorso di maturazione dall'egocentrismo infantile alla capacità generativa, tipica dell'età adulta.
In uno schema, è riassumibile brevemente così:
Se il bimbo piccolo non frigna quando ha fame-sete – pipì- popò- sonno ecc..., manco sopravvive.
L'adolescenza è l'età dei grandi sogni, dei primi innamoramenti. Si comincia a “uscire dal bozzolo” dell'egocentrismo. Ti devi impegnare, se vuoi che l'allenatore ti metta in squadra. Se non studi, non vieni promosso. Certo, le “quote in ingresso” di vitto e alloggio, ad esempio, devo venire ancora garantite. Dai genitori, obviously.
Solo nella maturità psicologica tipica dell'età adulta si diviene in grado di “prendersi cura” dell'altro. In una relazione di coppia stabile, ad esempio. O nell'essere genitore. O più semplicemente educatore, responsabile, caporeparto.
Vabbè, è ora di finire anche questo post.
Sempre troppo lunghi, mi vengono, mannaggia...
Che poi qualcuno, nonostante fosse in “missione per conto di Dio” e con fini assolutamente benefici (salvare un orfanotrofio) ci è davvero finito, in carcere.
Te li ricordi?
- Everybody Needs Somebody To Love -
https://www.youtube.com/watch?v=CCTt4gvt6e4