posto spostando sguardo
SITOMATO
  • BLOG
  • Fotogrammatiche
    • MARI e MONTI
    • CàVARSE FòRA
    • DEEP IN MY EARTH
    • RAIxE
    • Pi GRECO
    • IL CENTRO DEL MONDO
    • DRIO I CANAL
    • IL PRIMO AMORE
    • ACQUA SANTA
    • IL PICCOLO FARISEO
    • PICCIRIDDU
    • L'ABITO NON FA IL PROFUGO
    • PAESI BASSI, CORTESIA IN QUOTA
    • BAYERN, MÜNCHEN. WILLKOMMEN!
    • WIR SIND BERLINER
    • CHEOPE & DINTORNI
    • ALONSO, TE CONSO.
  • Storie
    • TU COME STAI?
    • IL DOLORE DEGLI ALTRI
    • ALTAVIA NUMERO UNO
    • FINCHE’ MORTE CI SEPARI
    • TODO PASA
    • IL CIELO SOTTOSOPRA
    • IL CAPODANNO DEL CRICETO JOE
    • IL FILTRO DELL'OLIO
    • IL RIPOSINO DELL'IMPERATORE
    • ROLLIN' ON THE RIVER
    • CAPITANO MIO CAPITANO
    • JACK LAROCCIA
    • IL MESTIERE PIU' GRANDE
    • HONKY TONK, MY FRIENDS
    • BAO, BAO, PINO.
    • ERBA DI CASA MIA
    • TUTTI INNOCENTI, O QUASI
    • I RAGAZZI CON LA BICICLETTA
    • I HAVE A DREAM - L'AUTOEFFICACIA DEL GRAFOLOGO
    • E' TUTTA UNA QUESTIONE DI EQUILIBRIO
    • NON TIRATE LE MARCE
    • CAMPIONI DEL MONDO
    • IL BUONO, IL BRUTTO e IL CATTIVISTA
  • Persone
    • Volti
    • Giorgio
    • Flavio
    • Mariangela
  • Shots
  • RHYMES

AVANTI POPOLO

10/6/2016

0 Comments

 
Immagine
Mi capita di ascoltare diversi trentenni raccontare le proprie delusioni e frustrazioni. 
Molto spesso denunciano la perdita di speranza rispetto alla possibilità di costruirsi un futuro.
In ambito professionale e lavorativo, più che relazionale/affettivo.
Dispiace e fa male percepire come l'orizzonte progettuale, nei loro vissuti, appaia un cancello sbarrato. 

Che differenza, con la mia generazione nata nei '60.
Che diversità con i nostri, di trent'anni, quando sul calendario capeggiava la cifra “1990”. 
Tutto sembrava a portata di mano.
​In effetti non era poi così distante, se non già realizzato: lavoro, casa, famiglia...

Non è difficile leggere, dentro questa negatività che definirei depressiva dal punto di vista sociale, la facilità di presa dell'antipolitica, del “tanto sono tutti ladri”.
E la contemporanea messianica aspettativa che la “magic solution” passi attraverso il taumaturgico: “Sìiii... mandiamoliiIii a casa!”. 

Di chi poi si tratti, questi “loro”, è specificato dal generalisimo “tutti”.
Tutti quelli che non cantano nel proprio coro, quando l'intonazione la dà il capoccia di qualche fazione parlamentare, obviously.

Risposte illusorie a problemi reali. 
Non poche volte drammatici.
In fondo, la rivoluzione che ogni sano adolescente ha sempre agognato.

E' quando si tratta poi di scegliere, decidere, amministrare, deliberare assumendosi responsabilità concretissime e scontentare inevitabilmente qualcuno, che riaffiorano i guai. 
E' li che la storia si fa meno adamantina di quanto la si celebri nei blog auto-profetici.

Ciò che si chiama “esame di realtà”, in psicanalisi.
Lo stato dell'Io Adulto, in Analisi Transazionale.

Mi ha sconvolto la visione, nella cattedrale di Otranto, della teca contenete centinaia di teschi umani.
Ottocentotredici martiri, uccisi e decapitati il 14 agosto del 1480 dai turchi capitanati da Gedik Ahmet Pascià, per aver rifiutato la conversione all'Islam dopo la caduta della città. 

Gran brutta bestia l'intolleranza, il fanatismo, il rigorismo pseudo-morale. 
Qualsiasi dio, guru o web-master chiami in appello a proprio favore.
Un rischio purtroppo insito in ogni rivoluzione. Basti pensare alla fine del 1700, nella situazione di profonda crisi economica e di disparità sociali che caratterizzava la Francia in quel periodo: quante teste mozzate, quante ghigliottine insanguinate, alla fine, al grido delle sacrosante parole: "Liberté, Égalité, Fraternité"?

Anche se nasce alimentata da autentiche frustrazioni rispetto ad angherie, corruzioni e feudali privilegi - dovunque e in ogni epoca presenti - é un vero peccato quando la protesta perde per strada la sua anima (e la propria efficacia) trasformando la richiesta di giustizia in miope legalismo.

Mi torna in mente quanto affermato da un viennese pensante, agli inizi del  '900:  Sigmund Freud, in "Psicologia delle masse e analisi dell'Io":
  • gli individui che fanno parte di una massa perdono  autonomia ed equilibrio, ma acquisiscono la sensazione di essere forti, in quanto parte di un tutto organizzato, che rassicura e protegge;
  • la massa è mutevole, impulsiva, irritabile e, essendo governata interamente dall’inconscio, non tollera alcun indugio fra il desiderio e la realizzazione di quel desiderio;
  • l’individuo nella massa vive  una regressione narcisistica, con la scomparsa di tutte le inibizioni individuali, a favore di istinti, buoni e cattivi, ormai del tutto fuori controllo. Non è raro che la massa compia atti crudeli, come il linciaggio, ma anche gesti di generosità estrema, superando anche i limiti imposti dalla necessità di autoconservazione;
  • ogni individuo affiliato al gruppo rinuncia al proprio “ideale dell’Io” per trasferirlo sul suo leader. Si tratta di una identificazione narcisistica: una parte di sé, il proprio Ideale dell’Io, viene sostituito dall’Ideale dell’Io del Leader;
  • da qui la riduzione dell’individualità e dello spirito critico - prosegue Freud - in quanto l’ideale dell’Io del capo diventa l’Ideale dell’Io di tutti, cancellando le differenze e le rivalità a favore di un sentimento di identità e di comunione;
  • essendo negata l’ambivalenza, l’idealizzazione del Capo in realtà maschera l’odio, l’invidia, l’aggressività, che vengono proiettate sugli avversari e su quanti, all’interno del gruppo, non si identificano completamente con il Leader; 
  • un dissidente del gruppo può diventare più nemico del nemico stesso, in quanto mette a repentaglio l’unità del gruppo. Ecco come si spiega la violenza viscerale di molte "espulsioni".

Quanta verità in quest' analisi, nonno Sigismondo.
“Psicologia delle masse e analisi dell'Io”. 
Un attualissimo testo, datato 1921. 

​Evidentemente ignorato o rimosso, dato ciò che di lì a pochi anni avremo visto nascere, nel cuore dell'Europa.

E pensare che, per uscire dal ruolo del giustiziere miope, basterebbe una cosa molto semplice: prendersi un po' meno sul serio. 
Usare ciò che lo stesso Sigmund da Vienna definiva uno dei migliori strumenti terapeutici: l'autoironia. 
Che permette di distanziarsi da se stessi, dal proprio groviglio di pensieri, frustrazioni, autoreferenzialità. 
Vedendo in tal modo anche il mondo “di fuori” decisamente più nitido.

Credo sia esattamente questa la responsabilità di chi ricopre un ruolo politico o amministrativo: fornire risposte a domande precise di lavoro, di sicurezza, di progettualità condivisa. 
Risolvere problemi, non alimentare polemiche. Inevitabilmente sempre e solo sterili. 
Il più delle volte, tese a mascherare in modo compensativo la propria debolezza, in un atteggiamento “avvoltoio-carogna” style. 

Più forte uno sbraita, più accusa, maggior adrenalina mette nell'agitarsi oppure  - variante dell'era digitale - nell'evacuare dentro i “Social” agglomerati di roboanti post copia-incolla, più va ad auto-confermare il proprio unilaterale punto di vista, piuttosto che la soluzione delle questioni. 
Nulla più.

Gli psicologi chiamano ciò “confirmation bias”: il processo mentale che consiste nel ricercare, selezionare e interpretare informazioni in modo da porre attenzione e  attribuire maggiore credibilità a quelle che confermano le proprie convinzioni o ipotesi e - viceversa - ignorare o sminuire informazioni che le contraddicono. 

Le decisioni che ne scaturiscono dunque risultano, per deriva conseguente, di scarsa qualità, in quanto impoverite di spirito critico e atteggiamento dialettico di verifica.

Sempre attuale, a tal proposito, la voce del Dalai Lama:
“Se ascolto solo me stesso, non imparo nulla. 
Ma se ascolto te, apprendo di sicuro qualcosa di nuovo”.  


Provarci, no?​

0 Comments

Your comment will be posted after it is approved.


Leave a Reply.

    Immagine

    Noneto Circin

    La parola, il suono, l’immagine, sono l’oggetto dei miei interessi nel tempo libero. 
    A volte, tentano di diventare voce. 
    Nella scrittura, nella musica, nella fotografia. 
    Per passione, per divertimento.
    Insomma, per una delle cose più serie nella vita: il gioco. 
    Tramite i tasti di un pianoforte, una penna che scorre veloce, le lenti di un vecchio obiettivo. 

    Clicca per impostare il codice HTML personalizzato

    Archives

    Agosto 2022
    Luglio 2022
    Febbraio 2022
    Gennaio 2021
    Dicembre 2020
    Novembre 2020
    Ottobre 2020
    Settembre 2020
    Agosto 2020
    Maggio 2020
    Aprile 2020
    Marzo 2020
    Dicembre 2019
    Ottobre 2019
    Agosto 2019
    Luglio 2019
    Giugno 2019
    Maggio 2019
    Marzo 2019
    Dicembre 2018
    Settembre 2018
    Luglio 2018
    Giugno 2018
    Maggio 2018
    Febbraio 2018
    Gennaio 2018
    Dicembre 2017
    Ottobre 2017
    Giugno 2017
    Marzo 2017
    Febbraio 2017
    Gennaio 2017
    Dicembre 2016
    Ottobre 2016
    Agosto 2016
    Giugno 2016
    Aprile 2016
    Marzo 2016
    Gennaio 2016
    Dicembre 2015
    Ottobre 2015
    Agosto 2015
    Luglio 2015
    Giugno 2015
    Marzo 2015
    Febbraio 2015
    Gennaio 2015
    Settembre 2014
    Luglio 2014
    Aprile 2014
    Ottobre 2013
    Settembre 2013

    Categories

    Tutto

    Feed RSS

© copyright dei fotogrammi protetto nei dati Exif 
nonetocircin@gmail.com