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ERBA DI CASA MIA

Riesci a immaginare un luogo dove puoi buttare di peso la maestra delle elementari in una piscina giusto in mezzo a un campo, e mentre lei si inabissa senti che sta implorando il cielo con un “Io, speriamo che me la cavo...”?
 
Un evento dove ti sbuca davanti al naso un futuro riccioluto capellone degli anni 2000 che ti sorride teneramente a due denti - da latte - ancora calvo, in braccio al suo papino? 
E un'attuale animatrice giovanissimi, più giovanissima che non si può, al collo della giovanissima sua mamma?

Un posto dove sfidi il tuo migliore amico a suon di manganellate in equilibrio su di una traballante trave, a sbalzo sull'acqua? 

Dove s'era costruita una capanna tipo indiani, ma di legno, che manco sul set di “Balla coi lupi” l'avevano pensata così grande e bella?

Bene, quel posto esiste. C'è stato. 
Lo chiamavamo “Festa delle Contrade”. Di giugno presto, dietro il patronato. 
Oggi forse il nome è un po' mutato, qualche volto non c'è più, ma il profumo di quel prato non risulta poi così diverso.

E ci ritrovi le orme: quelle degli amici che hai incontrato, quelle degli adulti che ti hanno preceduto, quelle dei bambini che ora portano la barba.

Forse è questo, ciò che si chiama Comunità. 
Ieri, oggi, domani.

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