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E SCUÒE ALTE (HIGH SCHOOL SUPERLATIVES)

4/9/2018

2 Comments

 
Foto


Alla cassa per il pagamento automatico, ospedale di Piove di Sacco.
Una banale rx toracica, niente di che.
La solerte signora di una certa età, volontaria, sicuramente pensionata o ex-casalinga a buon punto nel percorso junghiano di individuazione verso l'Eroe, si spende a spiegare al paziente che mi sta davanti la procedura che prevede lettura ottica del codice a barre - inserimento del contante o della carta di credito - digitazione del pin.

Ma chi l'ha detto che questi “immigrati digitali” risultino meno valenti dei nativi?

Che poi, quando ti rechi all'ospedale “sotto casa”, e in aggiunta hai un fratello farmacista, i tempi di percorrenza – al minimo – si quadruplicano. Trovi mezzo mondo, che ti conosce. E ti ferma. E ti racconta.

Ecco, dovevate vedere l'espressione nella faccia del quarantenne - probabilmente un rappresentante purosangue dell'indigeno medio – quando ha appurato basito che i consigli della nonnina funzionano davvero! Che l'aveva tolto d'impaccio, come per magia!
“Siora, pare quasi che ea gàbia fàto e scuòe alte, ea!”

Niente, mentre aspetto che la febbre scenda, sorrido divertito di fronte ai paradossi dell'esistenza.
Mi piace pensare con quanta facilità, non appena ci troviamo in situazioni di bisogno (qui il vernacolo del profondo veneto prevederebbe un'altra espressione, molto più pregnante, epperò la netiquette che adotto nei social me la impedisce) tante categorie di giudizio semplicemente si rovescino.
Sulle persone, sul mondo, sulla politica.

Ricordo quanto ho letto in un post di un amico musicista (uno di quelli bravi, ma bravi davvero, e meritatamente famoso, per questo) quando scriveva che la cosa più probabile che ci possa capitare è di morire su un letto dove se n'è appena andato un albanese, magari assistito da una badante rumena, curato da un medico del Camerun.
E allora in quel momento, anche ricordando De Andrè, sarà una sola la parola che ci uscirà di bocca, forse con l'ultimo fiato.
Non saranno quelle idiote, trasudanti risentimento ed egoismo, che si leggono in certi post.
No, non saranno quelle.

Sarà una sola: “aiutami”.
“Aiutami”.

E qui mi fermo, un po' perché la febbre sta salendo di nuovo, un po' perché è sempre e solo l'esperienza che insegna. Non i discorsi o le orazioni via social, come questa mia.

“Usus Magister Egregius” diceva Plinio il Giovane, avvocato, scrittore e magistrato romano.

Come dargli torto?

- un viaggio incredibile -


2 Comments
Angelo Umana
4/9/2018 20:21:31

Mi piacerebbe conoscere il vernacolo pregnante del profondo veneto x "situazione di bisogno". Non scherzo, puro interesse x le lingue e dialetti. Grz!

Reply
Enrico
4/9/2018 21:09:17

Caro Angelo
(e già sento il Lucio Battisti che mi abbraccia, poscia questo introito) la netiquette che mi sono imposto è purtroppo ferrea. Non posso accontentarti.
Aspetta, però, forse un rimedio lo troviamo.
Mi dicono che in inglese, si può!
Perciò, procedo:
“When water touches the ass, everyone learns to swim”.
Pensa: in inglese, si può! Che cu... ooops: “fortuna”!
;)

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    Noneto Circin

    La parola, il suono, l’immagine, sono l’oggetto dei miei interessi nel tempo libero. 
    A volte, tentano di diventare voce. 
    Nella scrittura, nella musica, nella fotografia. 
    Per passione, per divertimento.
    Insomma, per una delle cose più serie nella vita: il gioco. 
    Tramite i tasti di un pianoforte, una penna che scorre veloce, le lenti di un vecchio obiettivo. 

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