SCHADENFREUDE
No, non erano solo ebrei. Bensì oppositori politici, omosessuali, sinti, intellettuali, rom, testimoni di Geova. Italiani, armeni, serbi, austriaci, francesi, fino ai cinesi e qualcuno dal Kirghizistan.
Nell’autunno del ′41 fu delimitato uno spazio separato per prigionieri di guerra sovietici. Erano considerati dai nazisti gli avversari politici più pericolosi per la loro ideologia. Non ricevevano quasi niente da mangiare ma ciononostante venivano costretti a svolgere lavori durissimi. Molti furono deportati nei Lager perché le SS li uccidessero, perciò fu costruita una struttura per il ″colpo alla nuca″ e la camera a gas. Il blocco 20 era considerato il ″blocco della morte″, qui negli anni dal 1944 al 1945 i prigionieri di guerra furono internati in condizioni atroci. Poiché la situazione era senza scampo, circa 500 prigionieri del blocco 20 tra il 1° e il 2° febbraio del 1945 tentarono di fuggire. Nel silenzio della notte, attaccano le due torrette di guardia con estintori e lanciando oggetti di ogni genere. Provocano un corto circuito gettando sul filo spinato elettrificato coperte ed indumenti bagnati. Una parte dei prigionieri viene uccisa subito dalle raffiche di mitragliatrice delle guardie. Meglio morire così, che torturati dalla fame, dal freddo, dalla dissenteria e dalle sevizie. Più di 400 riescono a fuggire. Le SS, la Polizia e anche la popolazione locale si mette subito sulle loro tracce e, una volta individuati, la maggioranza viene uccisa sul posto. La ″caccia alla lepre del Mühlviertel″. Così la chiamano. Soltanto undici di loro riuscirono a sopravvivere. Josef Radgeb, il parroco di Allerheiligen, 12 chilometri a nordest di Mauthausen, ne fa cenno nel suo diario: ″2.2.1945. ...dicono che 400 prigionieri sono evasi da Mauthausen. […] Gli danno la caccia come a dei pericolosi criminali, sono fuggiti senza scarpe. Per tre giorni non avevano niente da mangiare… Nei boschi sentiamo continuamente sparare. […] La gente ha paura, non dà loro niente anche se non sono criminali e non hanno fatto niente a nessuno. Per pura vigliaccheria non c’è misericordia, e anche la nostra gente in parte si comporta come le SS che senza pietà abbattono tutti quelli che riescono ad acciuffare.″ Mi risalgono alla mente le parole di Liliana Segre: «L'indifferenza racchiude la chiave per comprendere la ragione del male, perché quando credi che una cosa non ti tocchi, non ti riguardi, allora non c'è limite all'orrore. L'indifferente è complice”. Mauthausen. Su queste colline adagiate tra Vienna e Salisburgo hanno perso la vita migliaia e migliaia di esseri umani. Soprattutto attraverso il lavoro forzato nella cava di granito e la consunzione per denutrizione e stenti, oltre che nelle camere a gas. Schopenhauer sostiene che non c’è spiegazione razionale all’insensatezza del vivere. Tra i pochissimi rimedi disponibili, la bellezza dell’arte. La musica, sopra ogni cosa: “La musica oltrepassa le idee, è del tutto indipendente anche dal mondo fenomenico, semplicemente lo ignora, e in un certo modo potrebbe continuare ad esistere anche se il mondo non esistesse più. La musica, dunque, non è affatto, come le altre arti, l'immagine delle idee, ma è invece immagine della volontà stessa, della quale anche le idee sono oggettività: perciò l'effetto della musica è tanto più potente e penetrante di quello delle altre arti: perché queste esprimono solo l'ombra, mentre essa esprime l'essenza”. Ricordo una canzone, di quelle che suonavamo con la chitarra sulla spiaggia, attorno al fuoco di fine estate. Quelle notti in cui salutavi gli amici delle vacanze, con la speranza – mai del tutto soddisfatta – di ritrovarli ancora, l’anno successivo: “Io suonavo il violino ad Auschwitz mentre morivano gli altri ebrei, io suonavo il violino ad Auschwitz mentre uccidevano i fratelli miei… ...non è difficile essere come loro... Ora suono il violino al mondo mentre muoiono i nuovi ebrei, ora suono il violino al mondo mentre uccidono i fratelli miei”. |